Tag Archives: ringrazio deledda

La befana vola…

5 Gen

La Befana vola di notte,

non ha le scarpe tutte rotte,

ma la scopa e calze a rete

e beve pure quando ha sete,

visita i cieli e i tetti a iosa,

vola veloce e non riposa,

porta doni ai bimbi buoni,

ma ai cattivi solo carboni…

della Giraffa guarda la TV,

guardala sempre anche tu,

che se lo fai a volontà,

la felicità ti porterà…..

Ringrazio Deledda

O Babbo Natale, o Beffana, e pensateci anche voi a Kasteddu, ma già ci pensa Sant’Efisi!

24 Dic

“Minch’e cuaddu!    Minch’e cuaddu a issusu!!!”, le urla e gli strepiti dell’immarcescibile folla dei Kasteddai infuocati percorreva come una biscia tutta incazzata le strade e le piazze della vera, autentica e pure unica capitale del Mediterraneo.

Milioni e milioni, anche più di centomila, Kasteddai di tutti i generi, tipi, bisure e altezze, travolgevano d’ogna cosa al loro passaggio senza guardare in faccia a nessuno, nemmeno a quella tutta con i capelli gialli sciarpati che non mi ricordo mai come si chiama e grida a tutti che d’è lei a comandare al Comune.   Era cercandone di fermare alla folla imbestialita, di non farla arrivare al Comune, ma l’avevano presa di mala manèra e buttata alla fogna della Marina, dal tombino di Via Porcile, anche se ne aveva promesso un buono spesa di 500 euro a testa, chè tanto non li pagava lei.    Ma su giogu che le riusciva sempre a comprarne i voti a dieci a dieci quando ci facevano le elezioni d’ogna cosa, questa volta era andato tutto a male, che d’era troppa sa bregungia fatta alla grandevole Kasteddu e a tutti i Kasteddai.

Cosa da lavarla a sangue comenti sa varecchina.

Ma che cosa ne era successo? Continua a leggere

Là ghe fazzu galèra!

8 Mag

C’è poco da dire e non c’è trippa per gatti, quando a un casteddaio gliene fanno venire una cavalletta al naso non ce n’è più per nessuno. Se d’è incomparabile quanto innegabile e annegabile che Kasteddu è la mitologica capitale del Mediterraneo, il casteddaio è su meri della capitale, non so se d’è spiegato bene bene.

Si sa che l’invidia è una brutta bestia, che i parigini, invidiandone Kasteddu che d’è la capitale del Mediterraneo e loro il mare nemmeno sanno che d’è, a Parigi, ci mandarono due di loro, burdi, per distruggerne la spiaggia del Poetto, buttandone perdigoni con missili e sabbia niedda nieddaZironì e Ballettòn, parigini di Montmàtr, dopo che avevano fatto tutto questo casino avevano cercato di nascondersi camuffandosi a cespuglio per non farsi trovare, a loro, ma centinaia di milioni di casteddai incazzati come bisce marine li avevano presi a bussinate d’ogna dì per 35 mesi dentro una concona di cemento a piazzetta Maxia, dove li avevano fatti entrare e gli tiravano perdigoni  e pomodori andati dall’alto come a pena di contrabbasso.  E nemmeno uno di loro parigini mandato a salvarli ci era riuscito, anche se d’era specialista di evasioni e camuffato a concorrente della Giraffa fatta a editora.  Questo Serge l’ergastolèn ci aveva provato, ma molto, anche a costruirne un bunker fatto a resòrt controllato anche da una torre, filo spinato e con le paludi tossiche per non farli trovare, a farli scappare ma per poco poco ci buttavano dentro anche a lui e allora si era costruito una torre fatta a palazzo sempre più alta, a non farsi raggiungere almeno a lui.

E quando che uno scimprotto di Quartu, bidda mala pèrdia, invidiosa da squartararsi di Kasteddu, s’era messo in testa di prenderne a pivella Gessika Cambarau, che se la voleva invece appropuddare tutta William Schirru di piazza Medaglia Miracolosa?  

Erano state scintille a casino più di una pialla-smeriglio di piastrellista quando che si erano incontrati Gessika e William che sembravano fatti approppriatamente una all’altro, come cane e gatto, come culo e mutanda, ma quando questo schillellè di scimprotto quartese ne aveva fatto vedere 160 rotoli di soldi, tutti arrotolati in tasca, la BMW nera di madraffo vissuto e vestito a camicia a colletto e polsini colorati, Gessika non ci aveva capito più niente.   Scellerata màla!   Efisio Perra era conosciuto anche al Rotary clèb di Quartu quando gettava alle cene i soldi ai camerieri per portargli l’accendino e faceva l’imprenditore di impresa che costruiva a Pitz’e Serra e a Quartello e i soldi gli piovevano a vanvera, visto che lo stesso bivano lo vendeva almeno tre volte e quando lo cercavano a tornargli i soldi e a picchiarlo aveva cambiato nome e sede della ditta già sei volte.  

A Gessika l’aveva voluta fare amministratrice sdelegata della sua ditta, che ora si chiamava “Il brocchetto volante”, tanto era veloce a costruire, prendere soldi e sparire. Dopo tre giorni Gessika ci aveva già ricevuto quattro di questi fogli che dicevano “avviso di garanzia”, ma lei non ci voleva restituire niente a loro, che pentole non ne aveva comprato. E poi Efisio Perra le diceva di stare tranquilla, che di sicuro avevano sbagliato indirizzo questi postini messi lì anche se non sapevano fare niente. Ma a William tutto questo già gli aveva fatto saltare un gatto al naso e se lo era preso bene bene, dopo che l’aveva fatto cercare a quelli del Portogallo che girano a Sant’Elia.    

“La ghe fazzu galèra!”, gliene aveva gridato, partendolo di testa alla prima volta.

E prima che quello, tutto sprammato e uscendogli il sangue dal naso, mischinetto, dicesse qualcosa, ce lo aveva buttato di sotto al buco che c’era alla strada di Piazza d’Armi, così profondo che non si era sentito nemmeno il rumore di quando cadeva, che buchi così, alle strade, solo a Kasteddu ce ne sono.  Gessika, madraffa come non mai, si era buttata a terra davvanti a lui dicendogli “mio eroe, mi hai salvato da questo qui che mi voleva portare via le pentole, che io non le ho comprate, da loro!”

E lui, dopo che le aveva dato quattro pappine, la aveva anche perdonata, a cussa scimpra.    Ma ci era arrivata la Polizia con l’agente Giangi Vacca, burdo come pochi, a portarla in prigione, che d’era lei l’amministratrice sdelegata della ditta piena di truffe.   Dalla disperazione a Gessika gli uscivano le lacrime a fontana su is bocciasa a settima misura!

Ma, alla fine, già si potevano mettere d’accordo in qualche modo, come si fa alla capitale del Mediterraneo

E’ o no?

                                      Ringrazio Deledda

Quanto è incalcolabilmente importante la Sardegna!

24 Gen

La shop girl e l'imprenditrice

La shop girl e l'imprenditrice

Ve ne sono cose che sono incontestabilmente uniche e irremovibili e una di queste è l’infinita importanza che ha la Sardegna nel mondo umano. Posti importanti così ce ne sono sempre stati pochi e ora ce n’è anche di meno.   Per fortuna.

Dapprima in Sardegna c’è Kasteddu, l’inconfondibile capitale del Mediterraneo immarcescibilmente unica come poche altre città universali.  Poi c’è il carasau, che è buono da mangiare con tutto, anche con le pietre, ci sono i nuraghi, tutte perde messe una sopra all’altra che ancora si chiedono come hanno fatto senza la gru, ci sono anche spiagge sterminate a perdita degli occhi come su Poettu, sterminato dai parigini invidiosi che loro non ce l’hanno manco morti e hanno mandato due emissari di loro, Zironì e Ballettòn, a buttarci sopra tutta cosa nera nera.   Ci abbiamo anche tutte le strade piene di buche: tutte, ma proprio tutte, nessuna di meno nemmeno se la cerchi con un cane nel pagliaio.    E ci abbiamo anche la pecora bollita con le patate a brodo, che stronca qualsiasi stomaco, anche quello dei cannibali.  

Ma soprattutto la Sardegna è piena zeppa e tutta implementata di persone stupendamente importanti, mica cani e porci.  

Che d’è solo la TV della Giraffa, unica in tutto l’orbe terracqueo, a presentarne due di loro.

Due donne che ne hanno fatta tanta di strada, soprattutto a piedi e senza farsi investire.   Due donne così sensitive e sensoriali che trasudano senso da tutte le parti e te la sbattono in faccia senza pregiudizi, alla loro personalità.

E così ne intervistiamo una sciòpgherl nota in tutto l’universo, con tutte le sue cose di artista messe bene bene, Betta Canale.  E ne intervistiamo anche la più grande imprenditora del secolo presente e di quello futuro, Grazietta Ginettino, una vera furiosa dell’impresa.

 

O voi che ne siete due donne troppo toghe, cos’è che d’è il segreto del vostro successo?

Betta Canale:   ma, non saprei, forse piaccio a tutti, grandi e piccini, per la mia esuberante carica umana e poi so fare tutto: canto, ballo, recito, mi piace il calcio, mi piace moltissimo il Martini, cucino e ho anche il pollice verde.

Grazietta Ginettino:   io invece già lo so: ho troppo successo perché sono la più capace, la più intelligente, la più coraggiosa, poi sono stata miss Liceo Dettori e miss Università, ho anche un marito piemontese e ho comprato 6-700 vassoi di bomboni alla crema per la laurea di mio figlio Gino, mangiandone solo 78.

Cessu, cessu, ne siete proprio troppo toghe: una che conosce tutti i calciatori meglio che alla bibbia e ora si scola le casse di Martini di Giorg, cuss’artra che se ne scivola dodici chili di bomboni alla crema.   Ma è vero che tutti quanti gli uomini vi vorrebbero approppuddare e tutte le donne vi invidiano a cugurra

Betta Canale:   beh, proprio tutti tutti gli uomini no, è un’esagerazione, anche se alcuni ci provano.  Io vado in giro solo con Giorg: ad esempio, quando passiamo per strada i gay mettono le mani sulle chiappe a lui e non a me.  Sono tanto carini ma qualche volta esagerano.   Non so perché poi ma non riesco mai a portare l’auto dal meccanico o a chiamare l’idraulico: mi chiedono sempre se voglio vedere la loro chiave inglese, ma a me non interessa.  In fondo preferisco gli intellettuali..scrittori..filosofi..non so, tipo Totti. Ci scherziamo sempre con la mia amica Illary, ma lo sa che Francesco conosce a memoria tutte le istruzioni dei videofonini?  Le donne perché dovrebbero invidiarmi?  Perché ho la quarta di seno?   Perché Giorg ha la cantina piena e siamo sempre ciucchi?

Grazietta Ginettino:   sì, sì, è vero!  Tutti gli uomini mi vogliono mettere le mani addosso!  E anche le donne!    Solo l’altro giorno quei villani dei miei umili prestatori d’opera mi hanno stropicciato energicamente tutta la mise leopardata solo perché da 7 mesi non hanno lo stipendio, che screanzati!    In fondo l’impresa è come un parto, non è bene essere prematuri e dargli lo stipendio è proprio un’impresa.

Incomparabili, siete proprio esemplare di razza!  Un’ultima domanda: ma come vi definireste se dovevate dirvi chi ne siete a dieci extraterrestri sbarcati dalla costernazione di Vega?

Betta Canale:   boh, sono una donna semplice a cui piacciono le cose semplici: gli uomini coatti, i coatti calciatori, essere al centro dell’attenzione, i miei tatuaggi tribali, avere un vagone di soldi, comprare vestiti di pelle, i telefonini, ubriacarmi di Martini insieme a Giorg e al suo maialino francese Gigì, gli uomini con le borchie…cose così, insomma..come tutte…

Grazietta Ginettino:   sono l’imprenditrice più premiata d’Italia e d’Europa, sono l’imprenditrice più citata dell’emisfero eurasico, sono una dei 50 esseri più influenti del complessivo pianeta, sono più famosa di Madre Teresa di Calcutta e della regina Elisabetta II messe insieme, sono slanciata verso i lati e verso il basso, sono l’imprenditrice che ha creato più posti di lavoro nel mondo dal 1950, sono l’imprenditrice più inseguita dal 1985, tutti mi cercano, ma ancora pochi mi hanno trovato. Per fortuna, perché sono preziosa, per me.  In poche parole sono quanto di meglio vi sia nel creato: sì, proprio una creatura…

Che vi dicevo, o accalorato e alleccanato pubblico dell’incontinente TV della Giraffa, sono personagge stupefacenti e mistiche, è o no?

                                                             Ringrazio Deledda  

La Befana vien di notte…

5 Gen
Con le calze tutte rotte? Mah, dipende dai punti di vista, guardando i disegni del cantastorie ufficiale del monte, Ringrazio Deledda (nessun legame di parentela con il premio Nobel Grazia Deledda, lei era di Nuoro mentre Ringrazio è un cagliaritano verace, come le vongole di cui va ghiotto) potrebbero addirittura sembrare calze a rete.. elui la befana la conosce bene, pare siano in buoni rapporti e lei, insieme a dolcetti e carbone, quest’anno gli ha portato una canzoncina dedicata a tutte le persone che passano di qua:

La Befana vien di notte.

E’ iniziato l’anno nuovo anche a tutta Kasteddu, la grandevole capitale del Mediterraneo.  Ce ne sono sempre grandiosi problemi, calincuni anche burdi da risolvere, come le bottiglie di acqua vicino alle porte per non far pisciare i cani, che chi ci passa al marciapiede ci può inciampare oppure che è salito il prezzo al mercato di cambara e pisciu rè, a farli a frittura, e anche che quella con i capelli gialli tutti sciarpati che sta al Comune e grida come una zonca allicchirita che comanda lei a tutti, ma però i kasteddai sono sempre troppo contenti di accogliere bene bene la Befana, che quando viene ne fa felici tutti quanti, grandi e pippiusu. Già le avevo scritto, all’altr’anno, e questa volta vi voglio dire, a voi, accallorato pubblico di questa incalcolabilmente straordinaria e immarcescibile TV, la canzoncina che ne stanno cantando alla Marina, a Stampace, a Sant’Arennera e a Kasteddu e’ susu puru:

“la Befana vien di notte, vola e di tutti se ne frega,

porta i doni a chi gli va e pure a te che sei strega,

porta il carbone ai cattivi

e bastona i recidivi,

ma regala sogni e doni in una caraffa

solo a chi guarda la TV della Giraffa!”

 

                                                  Ringrazio Deledda

 

Il crimine secondo Ringrazio Deledda.

18 Ago

smontataSul monte torna il grande scrittore Ringrazio Deledda, la penna, o la matita? O la tastiera?, più acuta, più ironica, più surreale della capitale del Mediterraneo (Kasteddu – Cagliari) che stavolta si occupa di un crimine assai diffuso nella capitale: il rapimento di auto indifese. Per chi non conoscesse il cagliaritano, ho preparato un piccolo vocabolario, così, per capirci qualcosa 😉

 

Crimini impuniti nella mitica capitale del Mediterraneo!

Che bregungia!  Sarà stata cosa dei parigini che, si sa, ne odiano alla nostra grandevole Kasteddu, la mitica capitale del Mediterraneo, perché da loro il mare c’è solo a cartolina, sarà stata cosa di quei biddai burdi di quartesi che disperatamente fanno anche la festa della patata aggratis per portarne via gli abitanti, sarà stata anche cosa dei sassaresi che, con un caldo inconsapevole e lestofante, scendono ceri grandi come obelischi, a farne il miracolo la Madonna di farli avvicinare a Kasteddu e non ci riescono mai, che d’è impossibile, ma la nostra fantastichevole capitale del Mediterraneo che tutti ci invidiano è attanagliata perdutamente dal crimine. Sì, che d’è appropriatamente così. E non sono nemmeno quei quattro balossi di onesti commercianti di cose trovate per caso, ma che d’è un crimine fatto bene bene da chi governa questa povera città. Si avvicinano in silenzio, loro. Ci hanno uno o due pali, muzzicasurdi, che si riconoscono in quanto che portano un cappellino bianco, a visiera, ma si nascondono sempre. Dietro gli angoli, dietro i bidoni dell’aliga, dentro i portoni. Poi, alla coatta, ne saltano fuori veloci veloci, ci legano tutta bene bene alla macchina e la portano via a salame al loro covo, tutto controllato che non ci passa ago in su panèri. Che d’è un prodotto tipico di noi, di tutta la Sardegna. Che se non paghi, alla tua macchina non la vedi appropriatamente nemmeno a binocolo. E non c’è niente da fare, che d’è aicci. Alla settimana scorsa la disgrazia è capitata a Dedde Cambuli, conosciutissimo orèri con amigusu e amighixeddusu, ma tottu pren’e dinài, di babbo notaio de is meris, che voleva fare scioro con la sua cupè tutta fighetta a dragarne pischelle alla discoteca del Lido. Soprattutto a Suellen Cogotti, una slanciata verso il pavimento e i tacchi 14, con i capelli tutti gialli a mèsc, che lo colava troppo pure.   Ci aveva appena comprato L’Unione Sorda per ridere delle callonate spensierate che ci scrivono sopra e l’aveva messa al sedile e poi l’aveva messo poco poco, al suo cupè, al parcheggio con le strisce gialle di unu tottu strumpiau, che quando l’aveva vista si era messo tutto a gridare, per l’invidia appropriatamente. Ma già l’avevano presa, alla cupè, tutta legata a catene, saltandone felici come pioccusu, loro. E Dedde se ne era tutto buttato a terra dal dispiacere che anche quello tottu strumpiau se ne era tutto commosso e buttavano lacrime grosse a due euro. Ne aveva mandato a emissario a Lollo Depalmas, s’amigu che ne aveva esperienza, ma loro gli avevano detto di tornare che non c’era il capo che doveva decidere il riscatto. Però doveva dare subito subito 100 euro per il disturbo, ma s’amigu non lo aveva capito e loro si erano girati a ventola. Così avevano iniziato a togliergli, al cupè, lo specchietto e poi l’altro. Poi, che ne erano passate altre due ore e nessuno si era visto a dare i soldi, gli avevano tolto il cofano, sempre al cupè. De inzà, dopo altre tre ore, gli avevano mandato a dire con calincunu burdo che ne doveva dare, a loro, 5 milioni di euro se lo voleva vedere di nuovo, al cupè. Dedde era tutto disperato, che nemmeno il babbo di lui, che lo considerava uno scalandrone malu pèrdio ma i soldi glieli dava a secchi, non ne aveva, così, pronti in sa busciacca. E loro, burdi come pochi, ne avevano allora tolto prima una portiera e poi l’altra, al cupè. Alla fine ne erano andati currendi currendi dall’ispettore Gargiulo, alla questura, per sistemare alla cosa. Dopo averlo tutto coperto di regali, pure alla vestaglia tutta sexi per la sorella de issu, che tanto la disigiava, e anche alla canna da pesca telescopica per su pippìu della sorella, l’incomparabile ispettore Gargiulo ci aveva mandato all’agente Gianginetto Vacca, noto Giangi, burdo comenti a loro, a trattare la cosa. Giangi ci teneva molto ad essere servile e a mettersi in mostra con su meri, che gli veniva comodo, e aveva sistemato tutto. Con mille euro, a loro, gli tornavano il cupè. E già glielo avevano tornato, il cupè, a Dedde, tutto rubato dei pezzi che ne avevano tolto e non glieli davano più che se li erano dati a Otello Pistis, carrozziere a via Seruci che li commerciava e poi facevano a metà. E Dedde era tutto triste, che poi Suellen, alla discoteca del Lido, se la era tutta approppuddata William del Portogallo, uno burdo e deciso di Sant’Elia, che le cose se le sgobba fino a che non lo mettono con il sole a quadri di mala manèra

Ma ve ne sembra, o accallorato pubblico inconsapevole e iconoclasta della TV della Giraffa che ne vedete solo su questa TV queste belle scene di vita vissuta inverecondamente della mitologica capitale del Mediterraneo, che si può continuare così, troppo cattivi in questo modo? All’Unione Sorda lo dovevano tornare subito indietro, a Dedde, almeno a metterlo di buonumore, è o no?

Ringrazio Deledda

 Per capirci qualcosa:

bregungia – vergogna

biddai burdi – paesanotti figli illegittimi di qualcuno che non hanno mai conosciuto

scendono ceri – si fa riferimento alla suggestiva discesa dei Candelieri di Sassari

muzzicasurdi – personaggi infidi, apparentemente innocui, anche detti spina asutt’e ludu, ossia le spine sotto il fango

aliga – rifiuti

oreri – personaggio che passa il tempo contando le ore, richiede un certo impegno pure quello

amigu, amighixeddu – amico, amichetto

Primato interruptus.

27 Mag

GuinnessIn questi giorni, da qualche parte nel mondo, qualcuno ha tentato di superare uno dei più importanti primati della storia dell’uomo, fondamentale per la sopravvivenza della specie (nel senso che se qualcuno pensa di fare scimprori del genere, l’essere umano è destinato ad estinguersi velocemente). E, guarda caso, da qualche parte nel mondo, c’era il mitico Ringrazio Deledda, uno dei più importanti esponenti del verismo di questo monte, che ha potuto toccare con mano la realtà del record mancato e ci racconta, come solo lui sa fare, i retroscena della misteriosa vicenda. Buona lettura! 😉

Solo di Kasteddu ne fermano il record!

 O straordinario e accallorato pubblico di teledipendenti della TV della Giraffa, che d’è fatta a editora e ne propina sempre spettacoli e programmi farciti di odiens e nemmeno uno a minch’e cani, solo questa TV ve ne può parlare di cose che nemmeno voi potete immaginare. Vi pensate a papi e noemi?  Nooooooo!   Quella è una telenovela che fanno su un giornale di carta. La TV della Giraffa questa volta vi parla del più mitico record mondiale di tutto il mondo che sia mai stato tentato ed è stato fermato bene bene appropriatamente da un grando kasteddaio, che solo lui poteva farlo. Questa scimprotta di Cora, una zonchetta inglese di 19 anni, si era messa in testa e anche d’ogna artra parti di farne 200 sbrodolate a chiunque ne passava per battere tutti i record, così si faceva pubblicità. Ne aveva messo il bando e ne erano piovuti da tutte le parti, che non gli sembrava vero, quasi quasi come alla festa alla patata di Quartu! E non gliene chiedeva nemmeno, a loro, perché pulsavano! Li faceva sbrodolare, a tutti, e via.Il suo magnager John era già tutto contento, che così, le facevano fare, a lei, anche il film “Gola arrossata”, che parla di infermiere e di tonsille, e lui ci guadagnava sopra, quando ne era arrivato Fisietto Camboni, noto a tutti quanti nella grandevole capitale del Mediterraneo come “il pistone di via Quirra” (in Kasteddaiosu pistoni”), una vera inconsapevole ed approppriata forza della natura, che anche quella scellerata di Genniffer Cogotti – che tutti sanno che va anche con gli scimprotti, basta che ce l’abbiano grosso – ci ha paura di andarci. Per non parlare di tutte quelle sgallettate della scuola di via Brianza, che si credevano toghe poco pure ma ne correvano via veloci veloci a non essere schidionate. E non era certo come quelli che ne avevano preso alla pomata americana che lo ingrandisce, che non ne aveva proprio bisogno! Questa zonchetta di Cora ci aveva provato a tutti i modi ed alle maniere, ma non ce la faceva proprio e alla fine si era smascellata bene bene e le era venuto anche il torcicollo e ne aveva dovuto dire basta, che non ce la faceva più. E tutti gli altri si erano molto delusi e se ne erano dovuti tornare, mentre Fisietto Camboni era anche dispiaciuto, ma che non era colpa sua, che lo aveva detto a lei che d’era meglio fare altro. Che la sistemava lui approppriatamente, ma lei gli aveva detto che d’era un record diverso. E quando Fisietto ne era tornato alla incomparabile Kasteddu ne avevano fatto anche una festa a piazza Medaglia Miracolosa con pure lo sparo dei mortaretti colorati e ora, dopo a Marco Carta, su sindigu pensava di darla anche a lui la targa di kasteddaio importante, immarcescibile e fondamentale, che d’era un’impresa stentorea che ne aveva fatto di smascellare cussa tonta di inglesa.  È o no?

Ringrazio Deledda

 

Breve vocabolario:

scimprori – stupidaggini;

a minch’e cani – a membro di segugio;

kasteddaio – cagliaritano;

zonchetta – signorina priva di senno;

sbrodolate – ma..ve lo devo proprio tradurre??

Grembiuli, compassi e pistilloni.

4 Apr

omino_con_ombrelloIeri, a Cagliari, è morto il Gran Maestro che negli anni ‘80 diede una sistemata al Grande Oriente. Oggi si sono svolti i funerali e, guarda caso, da quelle parti (dove abita, tra l’altro, anche il nostro ex Governatore) passeggiava, per digerire il pollo schidionato che aveva mangiato a pranzo con due chili di patatine fritte, il nostro mitico Ringrazio Deledda che ha assistito ad una scena veramente grandevole. È o no?

P.S. naturalmente, ricordo che Ringrazio esiste e non sono io!

 

 

Enfiteutico ed esoterico funerale nella Capitale del Mediterraneo.

 

Pioveva a casino sulla mitologica e grandevole Capitale del Mediterraneo, quando tutti quanti, de pressi, ne andavano dai frati mercenari a darne il penultimo saluto a uno dei più straordinariamente incalcolabili esseri umani che ne abbiano illuminato il mondo a faro dalla nostra ineguagliabile Kasteddu.  L’ultimo saluto glielo davano poi con tottu cussa bestimenta a quadretti, rombi, trapezi, cerchietti e pistilloni volanti che ne sono i simboli di questa associazione dei professori di aritmetica delle scuole medie di cui ne era stato su professori più importante per gli ultimi centosessant’anni. “Un’ode per l’uomo che fu parte della storia del mondo intero. Che cos’è morire se non stare nudi nel vento e disciogliersi al sole e che cos’è emettere l’estremo respiro se non discioglierlo al vento?”*. “Lo piange Kasteddu, lo piange la Sardegna, lo piange il Mondo, lo piange anche chi non lo conosceva e non lo aveva mai sentito nominare” e lo piangevano anche in cielo e infatti ne pioveva a secchiate e a pitali.   Tutte cose così ne scrivevano all’insuperabile giornale casteddaio che a lui lo vedeva come il più insuperabile maestro di tutti.   Però ne era accaduto anche un increscioso incidente di qualcuno che ne voleva rubare la scena.  Quando infatti tutti ne accorrevano, a gip e suv, currendi currendi sotto alla pioggia e dietro a su baullu, uno di questi ha pensato bene di sciopparsi tutto quanto a terra senza muoversi più.  I casteddai, che sono mitici anche per questo, però non si sono fatti distrarre da questo qui.   Cicci, Ninni, Poppi, Kikki, Chicca, Tetesa, Pupo, Gnazino, Sesetta e Dedde hanno allargato le braccia, che d’era bregungia.   Giusto calincunu, per educazione, si è avvicinato con paracqua sobri, grandi come mongolfiere e tutti colorati, mentre unu allicchiriu ci buttava sopra l’impermeabile di calincun’artru, che il suo altrimenti si sporcava.  I casteddai che passavano, però, furbi, non si distravano: salutavano a quello lì scioppato a terra, salutavano anche quelli a paracqua che ormai stavano lì, ma poi se ne andavano dentro alla chiesa, che d’erano venuti per altro, non per questa scena. Si avvicinava anche un generale dei vigili urbani con la radio che ha chiamato anche due autisti del pulmann, che lo aspettavano lì.  Però non lo hanno tolto a pulmann, come magari facevano da altre parti: dopo un po’ ne arrivava infatti anche un’ambulanza con tutti vestiti di rosso e tutte le luci.  Questi qui prima sembrava che non lo volevano prendere, che avevano altro da fare, poi alla fine ne è arrivata una che si muoveva tutta e aveva i capelli sciarpati tutti gialli e ha detto loro di muoversi perché li vuole comandare a tutti.   Per non sentirla, lo hanno preso, a quello scioppato a terra, lo hanno messo tutto legato in un lettino come solo a Kasteddu lo sanno fare per non farlo cadere di nuovo e lo hanno portato dentro all’ambulanza che fuori pioveva incalcolabilmente.  De pressi allora ne è venuto fuori de sa cresia uno tutto correndo con un cancioffo con tutti questi quadretti, rombi, pistilloni e tottu cussa burumballa e glielo ha messo sopra.   Allora quelli che erano lì ne dicevano che d’era un altro di quei professori di aritmetica che d’era invidioso di lui perché l’altro era sempre stato prima di lui, anche se lui ne era più bravo e sapeva fare anche le moltiplicazioni al contrario.  Da una finestra di lì vicino uno lungo lungo, magro, con gli occhiali ma pochi capelli, tottu bestìu nieddu nieddu, li guardava serio serio.   E se li frastimava tutti, Lui a loro?  Se ne scioppavano anche altri?   E’ o no?

 

                              Ringrazio Deledda

 

* la poesia è vera, composta dal nipote del Gran Maestro e pubblicata tra i necrologi di oggi su L’Unione Sarda.

 

Per capire meglio:

 

de pressi – in fretta;

mercenari – naturalmente, sono i frati mercedari;

Kasteddu – Cagliari;

tottu cussa bestimenta – con il loro abito o vestito buono della domenica, della prima comunione, dei matrimoni, dei funerali, appunto;

pistilloni – sono i gechi ma dubito che il Grande Oriente abbia pistilloni come simboli..o forse sì??

currendi currendi – correndo, ma correndo proprio tanto;

su baullu – la bara;

sciopparsi – in genere sono i foruncoli a sciopparsi, in questo caso, un partecipante è stramazzato al suolo;

che d’era bregungia – era una vergogna;

paracqua – anche detto paraculu, è l’ombrello;

unu allicchiriu – un signore pulito e lucidato a dovere, come si conviene in queste occasioni;

de sa cresia – dalla chiesa;

cancioffo – un canovaccio ma, in questo caso, un grembiule.

Kasteddu e i suoi imprenditori.

27 Mar

Finalmente, sul monte, in quel cantuccio dedicato alla grande letteratura moderna, torna uno degli esponenti più importanti del verismo sardo, Ringrazio Deledda. Il nostro autore ama la sua città, come si ama una bella donna vera (o meglio, verace come una vongola) e sincera, e ne racconta i mille volti, sebbene i suoi preferiti siano sempre i volti un po’ tirati di chi ne ha combinato delle belle.. con la sua ironia, con fantasia e con un pizzico di bastasciume, oggi ci svela i segreti dei più noti imprenditori della città, un esempio per tutto il Paese 🙂

 

 

 

Kasteddu, capitale del Mediterraneo e capitale degli imprenditori autentici

e scioddati dall’invidia degli altri.

 

 

E che d’è questa cosa che ne ha detto questo Presidente Berlusconi su chi non ha lavoro?   Issu ha detto che chi è stato licenziato si deve fare a imprenditore e così guadagna una bassa di soldi e così non si lamenta più, si compra il bmw nero, si draga tutte le pischelle bonazze dell’Artistico e se ne va anche a pappai pisci e burrida da Lilliccu tutte le volte che vuole.  E già gli pare poco pure facile a Berlusconi, che non sono tutti come l’onorevole Concu, che d’è pieno di soldi che gli escono dai pantaloni!    Già ce n’è di imprenditori nella grandiosa Kasteddu, la fantastica capitale del Mediterraneo che tutti ci invidiano e ci crepano dietro che loro non ce l’hanno!   A iniziare da Toto Banchero, burdo e svelto come pochi, che ci ha la mitologica ditta “Toto Trasporti” che con 50 euro con l’apixedda ti porta pure i mobili vecchi da buttare a Sa Scaffa.  C’è poi Ginetto Callai che vende trimuliggioni freschi freschi presi la mattina presto a Giorgino a tutti i pescatori a lenza a canna di tutto il Golfo. C’esti puru ad Andrìa Pes che ne vende al mercato di via Quirra tutti i marchietti delle auto che vuoi e se ne vuoi uno che non ce l’ha te lo procura al giorno dopo. E come dimenticare Genny Cogotti, che ti fa i capelli a casa tua, a piastra, anche a quelle mandrone che non vogliono uscire per non perdere la puntata trasmessa di nuovo di Biutifful ?   E Fisy Pistis, che d’è il più bravo rivenditore di mattoni sgobbati ai cantieri ?  Per non parlare di un francese che si è fatto casteddaio per esserne così e che chiamano l’ergastolèn e che costruisce palazzi e parcheggi a più piani giorno e notte e pure quando dorme, a non fermarsi mai e di quella con i capelli gialli tutti sciarpati che sta al Comune e non mi ricordo mai come si chiama, quella che grida sempre e che crede di comandarne a tutti e che compra tutti i voti che può per tutte le elezioni che ci sono e se li rivende a prezzo doppio.  Tutta gente che si muove d’ogna dì e d’ogna parti per far muovere l’economia e che ne fa di Kasteddu oltre alla capitale del Mediterraneo un brulicare di attività più di centosessanta formicai di formiche grosse e culone brasiliane messi insieme.   Nella capitale del Mediterraneo anche chi ci passa il tempo a non fare nulla, il signorino Fefè, il grande oreri di piazza Martiri che è lì a vedere chi ne passa, lo sa fare meglio di tutti quanti e riesce ad attaccare bottone con tutti e contemporaneamente a criticare tutti quelli che passano. Alla imparagonabile Kasteddu ce ne sono i migliori imprenditori del mondo che Berlusconi si sogna di esserne come loro epperò non ce n’è di soldi che scendono a fiumi.  Anzi, spesso ne accade che vengono pagati meno di un mandrone milanese.   Migliaia e migliaia di imprenditori casteddai autenticamente imprenditori alla grande ci hanno lanciato il loro urlo di dolore !   Si sentiva fino a Ussana e a Serdiana !     Qui ci vuole un’inchiesta seria, fatta bene bene, di quelle che solo la T.V. della Giraffa fatta a editora può fare, che non guarda in faccia e al sedere di nessuno, per smascherare questa vera incalcolabile ingiustizia!  Ma ne deve essere che ci invidiano troppo, a noi, è o no ? dorme

 

Ringrazio Deledda

 

 

 

Scioddati dal palo.

23 Gen

apixeddaTorna il re del verismo kasteddaio, Ringrazio Deledda, l’Occhio aperto sulla capitale del Mediterraneo, a raccontarne vizi e virtù tra i vicoli e i veicoli (più appropriatamente apixedde) della città. Buona lettura!

L’editora

 

O spaventosamente accallorato pubblico della TV della Giraffa, siete tutti quanti da ringraziare ad uno ad uno e anche a quattro a quattro perché ormai ne avete portato questa incalcolabile TV sparata a razzo meglio di tutte le altre, tanto che la Giraffa fatta a editora non ci capisce più nulla davanti a questo spaventoso successo.   Ne è successo un fatto di straordinaria umanità dolente nella nostra fantastica capitale del Mediterraneo, che tutti ci invidiano perché un’altra così non ce n’è nemmeno se sbattono sa conca al muro, e che d’è ovvio solo noi lo diciamo perché questa TV ne è proprio cravata dentro alla città.     Dovete saperne che ce n’è unu tipu a bisur’e cantanti che vaga tutto togo fra piazza Medaglia Miracolosa, i portici del CEP e via Nebida che tutte quante le pischelle se ne voltano a guardarlo, comprese, mancu malisi, le zerpiotte e le cozze perdie.  Ne passa al marciapiede con il capello fluente, basettone lungo, pantalone a pelle, giacca coatta e sguardo languidamente torbido. Si chiama Daniello junior che d’è il nipote della sorella prediletta di Daniello il postino di Sant’Arennera che se lo è mangiato anni fa il cane nero che stava al cortile dove ne viveva il grande amore suo Efisia, che d’era caduta al balcone prenciata persa da foglie di palma col vento.  Un vero drammone poppollare che ancora ne parlano tutti, lì al quartiere.   E già che d’è conosciuto da tutte signor Pistisi, che d’è il venditore di apixedde di dubbia provenienza di via Seruci, lo ha fatto a testimonial per la pubblicità al suo negozio, appropriatamente che sono 60 anni che l’hanno inventata, all’apixedda.   E Daniello junior gira con l’apixedda pubblicitaria che ne ha scritto sopra “da Otello Pistis – Apixedde pronta consegna a straccu barattu, meglio su ordinazione !” e poi si mette a farsi fotografare a posa da questa e da quella, mentre signora Pinuccia, la verduraia di via Emilia, gli regala d’ogna dì i ravanelli che dice che fanno bene ai capelli e gli dice sempre tutta contenta “Ita bella cosa, cussu mandroni !   Lo pagano a non fare niente tutto il giorno che ne va soltanto a giro ad apixedda !”  Anche l’onorevole Concu, fill’e bagassa, si faceva fotografare con lui che se ne avvicinavano alle nuove elezioni e ne cercava voti anche alzandone le pietre. E gira che ti gira lo aveva sminciato bene bene anche Gessika Podda, nota Giessy, che ne andava sempre avanti e indietro da via Baronia fino a via Quirra e a via Is Mirrionis a cercarne pivvelli insieme alla sua amica Suellen Cogotti crastulando di tutte quelle zonche che non erano loro.   Suellen lo aveva detto a Giessy “Guarda che quello mi pariri mezzo caghino..non lo hai visto che si mette anche su fard ?!”   Ma Giessy non ci voleva credere e pensava che Suellen ne fosse solo invidiosa che, a lei, Daniello junior la guardava e le aveva chiesto anche due volte una sigaretta.   Epperò ci doveva anche venire un dubbio, che quando che se ne erano incontrati al buio che tutti i lampioni erano fulminati e lei, con la sua solita nonscialans che tutti sapevano al quartiere gli aveva messo una mano lì, Daniello junior gliene aveva gridato “O Giessy, che ne stai facendo che mi fai male ?”   Fino a quando Giessy e Suellen ne stavano, come al solito, vagando in via Quirra e ne avevano visto, al muro del mercato dietro l’apixedda pubblicitaria, a Daniello junior tutto apprappuddato a uno nieddu nieddu ma basso: a Giessy ne era sceso un colpo e poi subito dopo un altro che si era scioddata in pieno contro al lampione mentre Suellen cercava di tenerla !    Quella si era messa a gridare, che si era pure fatta male e Daniello junior si era messo in moto all’apixedda correndo verso di lei a soccorrerla, ma si era cravvato dentro a un buco del piazzale del mercato e si era girata la ruota facendo finire lui e l’apixedda puru contro al palo anche a loro.  Ne erano scesi in strada tutti quanti quelli che abitavano lì e tutti gridavano comenti is maccus !   Ne era arrivata quindi la volante dell’agente scelto Gianginetto Vacca, noto Giangi, burdo come pochi, che si doveva allenare per quelli del G 8 e ne aveva preso a colpi tutti quelli che gli capitavano. Quando poi aveva sentito che c’erano anche caghini, ne aveva fatto venire subito a tappo anche i cani della Polizia a morderli tutti. “Cessu cessu ! – gridavano quelli che lo avevano riconosciuto, a Daniello Junior – sinci pappanta a cussu scimpru come allo zio !” .   Ma per fortuna sua ne passava, a campagna elettorale, il mitologico onorevole Concu che fece trattenere i cani a Giangi pagandolo bene bene e facendosi promettere il voto da tutti quelli che c’erano, prendendogli il nome e il seggio della gabina di tutti, che ci pensava lui a risolvere le cose e che anche i caghini andavano bene se lo votavano, a lui.   Che d’è così, alla capitale del Mediterraneo, che ne arriva sempre calincunu di molto importante a sistemarle le cose con le elezioni, è o no ?

 

Ringrazio Deledda