Il sentiero che portava alla dimora della Grande Quercia si inoltrava nel bosco più fitto ma, stavolta, con la guida di Isadora e con il cuore più tranquillo, non corsi e riuscii a scoprire le bellezze del bosco, le sue creature, i suoi profumi. In quel momento, iniziai a capire di essere giunta in un luogo speciale e magico, con un grande potere: mi faceva sentire serena, e quella era una magia! Il sole iniziava a salire nel cielo, i suoi raggi si infilavano tra le fronde degli alberi, e illuminavano il meraviglioso volo della mia amica aquila, grazie alla quale scoprii i nomi delle cose nuove che mi attorniavano, e iniziai a sentirmi parte di quei luoghi incantati. Attraversammo ruscelli, piccole radure dove riposammo per qualche tempo, e trascorremmo la notte al Rifugio del Viandante, una caverna creata da grandi massi, ricoperti di muschio, dove incontrammo anche altri abitanti del Bosco, in viaggio, come ci raccontarono, verso le Cascate del Bosco. Chiesi a Isadora cosa fossero le Cascate del Bosco ma lei rispose soltanto «ti spiegherà ogni cosa la Grande Quercia». I viandanti erano tanti, c’erano cinghiali, ghiri, pipistrelli, barbagianni, cervi, tutti entusiasti del viaggio che avevano intrapreso. Parlavano di desideri da realizzare, di segnali segreti, di ombre, di silenzio, di cose luminose, di ciclamini, ed io li ascoltavo affascinata, pur non avendo la minima idea di cosa stessero parlando. Trascorremmo una notte tranquilla e la mattina seguente ci mettemmo in viaggio prima del sorgere del sole.
La mia amica Isadora mi guidava con il suo volo alto, ogni tanto volteggiava nel cielo, giocava con il vento e, quando vedeva che le mie zampe tentennavano, scendeva accanto alle mie orecchie, mi spronava ad avanzare, e mi indicava un punto all’orizzonte, dicendo «siamo quasi arrivate». Dopo tanto camminare, alla fine, giungemmo nei pressi di una piccola cascata, che con la sua acqua formava un altrettanto piccolo lago limpido, dove le raganelle sguazzavano felici. Lì, Isadora mi disse «siamo arrivate. Se vuoi, puoi rinfrescarti facendo il bagno nel lago, la Grande Quercia ti aspetta poco più in là». Ma io non vedevo l’ora di conoscere la Grande Quercia. Dissi all’amica Isadora che mi sarei rinfrescata più tardi e che, quindi, ero pronta all’incontro. «Va bene, seguimi» disse la mia amica e con un battito d’ali si portò davanti ad un albero enorme, altissimo, molto più alto di me, con un grosso tronco, forte, scuro, solcato da profonde rughe, con milioni di foglie che nascevano dai suoi rami. Era bellissimo.
Fermandosi davanti al maestoso albero, Isadora fece le presentazioni. «Grande Quercia, ti porto gli omaggi degli abitanti del Bosco, e ti presento la nuova componente della nostra famiglia, si chiama Giraffa da Moltolontano».
«Per tutti i leoni della savana! Faccio parte della famiglia anch’io! » pensai, emozionata, mentre Isadora continuava con la presentazione.
«È stata rapita nel suo Paese, l’Africa, insieme alla sua famiglia, da un gruppo di uomini che avrebbero voluto portarli in uno zoo, insieme ai leoni e agli elefanti ma, durante il tragitto, altri umani hanno assaltato il convoglio, liberando la nostra amica e la sua famiglia. Lei ha vagato da sola per giorni, prima di giungere al Bosco, fino a quando Gianni Barba l’ha trovata, l’ha dissetata e ha vegliato sul suo riposo notturno, per poi affidarla a noi. È una giovane giraffa, un po’ impaurita ma molto curiosa e sveglia, ascolterà in silenzio tutto quello che avrai da dire» e mentre diceva “in silenzio” mi guardò e mi strizzò l’occhio, ed io compresi che avrei dovuto tacere fino alla fine del discorso della Grande Quercia.
Dopo qualche minuto di silenzio, la maestosa quercia esordì, «grazie Isadora, porta i miei saluti a tutti gli abitanti del Bosco e dì loro che, quando avranno un po’ di tempo libero, tra la sagra del sottobosco, il palio dei lombrichi e la caccia alla stella cadente, io sarò sempre qua, eh, pronta a fare una chiacchierata».
La Grande Quercia era un albero che parlava con voce profonda, dolce, un po’ tremolante, da vegliarda, un po’ come la mia nonna giraffa! E, proprio come lei, sgridava tutti perché ci avrebbe voluti sempre vicini, tutti i giorni. Decisi che sarebbe stata la mia nuova nonna.
La Grande Quercia, allora, si rivolse a me. «Benvenuta nel Bosco incantato delle Sette Cascate, Giraffa. Questo è il luogo dove ognuno si sente a casa, dove regna l’armonia e dove tutto può accadere, l’importante è ricordare chi sei».
Stavo per rispondere, dicendo che Isadora mi aveva già dato il benvenuto con quella stessa formula ma ricordai la regola del silenzio e mi fermai in tempo.
«Come stai, adesso, piccola Giraffa?».
«Sto bene, grazie Grande Quercia».
«Bene, bene, mi fa molto piacere. Qui sei a casa, la tua felicità è la felicità di tutti noi. Nel Bosco, infatti, condividiamo gioie e malinconia, in questo modo, come per incanto, le prime si moltiplicano e si diffondono nell’aria mentre la seconda svanisce e diventa una nuvola leggera che vola via col vento» e la grande Quercia imitò il suono del vento che si porta via le nuvole «fiiiiiuuuu, fiiiiiiiuuuu, fiiiiiuuuu».
Dopo qualche minuto però intervenne Isadora «ehm, grande Quercia, la storia, le Regole…».
«Ah, già, certo, la storia, le Regole, sono importanti, sai?».
E Isadora «eh sì…».
«Bene, cara Giraffa, prendi posto accanto me, siediti pure» .
« Ma…veramente…».
Forse, la Grande Quercia non sapeva che noi giraffe stiamo sempre in piedi e solo quando ci sentiamo al sicuro ci sediamo. Ma lei aggiunse «qui sei al sicuro, nel Bosco incantato siamo tutti al riparo da ogni male».
Lì, mi sentivo veramente al sicuro, e così, sedetti accanto alla Grande Quercia, ad ascoltare la sua voce calma e serena (continua).
Le puntate precedenti:
I puntata – Il viaggio
II puntata – In fuga
III puntata – Gli abitanti del Bosco
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