Tag Archives: amenità

La mia cicoria cinese.

4 Lug

Ormai è ufficiale, la piantina che ho curato con tanto amore fin dalle origini, quel bulbo che ho ricoperto di terra e innaffiato ogni giorno, in attesa del bellissimo fiore rosso, non è una dalia, come invece garantiva la sua confezione. Pensavo fosse dalia e invece era cicoria cinese, o rucola nigeriana, o bietola thailandese, tutto tranne una dalia. Insomma, un pacco. Una truffa. Una fregatura. Uno scherzo. Un aliud pro alio. Un aglio per cipolla. Ci sono rimasta male ma continuerò a prendermi cura del mio carciofo coreano, della mia dalia mutante, della carota bengalese, del mio spinacio finlandese, del mio E.T. vegetale, perché anche i bulbi so’ piezz’e core. Eccolo, in tutto il suo verde splendore, qualsiasi cosa sia 😀20150704_083317

Dots and Quotes challenge.

26 Giu

Steve-Jobs-Quotes-Connecting-The-Dots-4You can’t connect the dots looking forward; you can only connect them looking backwards. So you have to trust that the dots will somehow connect in your future. You have to trust in something – your gut, destiny, life, karma, whatever. Because believing that the dots will connect down the road will give you the confidence to follow your heart even when it leads you off the well worn path; and that will make all the difference“. Steve Jobs (Stanford University commencement speech, June 2005).

Thank you to thesnowmeltssomewhere, a very interesting travel blog where you can find beautiful photos and many ideas for your travels, for passing on to my blog the Three Quotes Challenge. I think it’s a funny way to share thoughts and to inspire readers, maybe 😉

The challenge: Post a quote for 3 consecutive days.

Rules: ~ Thank the person who nominated you ~ Pass the “golden whisk” on to 3 people

I pass the “golden whisk” on to all the people who have some inspiring words to share with us 🙂

Citazione

Traffic jam in the sand – Photo challenge “Intricate”

1 Mag

IMG_20140901_075328In response to The Daily Post’s weekly photo challenge: “Intricate.”

Orme sulla sabbia, in una mattina di settembre decisamente trafficata – foto scattata nel 2014 nel Sud della Sardegna.

Footprints and tracks in the sand, during the morning rush hours –  South Sardinia, Italy, September 2014.

Giraffa e il Bosco incantato delle Sette Cascate (X Puntata – La Cascata dei Ciclamini)

15 Mar

foresta fiori viola belgio«Isadora?».
«Sì?».
«Credo di essere pronta».
«Credi o lo sei?».
«Sono pronta».
«Bene. Ricorda le regole delle Cascate: si inizia dalla Cascata più semplice da raggiungere, per poi arrivare a quella più lontana, con il tragitto più difficile e avventuroso, la Cascata della Luce. Per ogni Cascata, potrai esprimere un desiderio, proporzionato alla difficoltà del percorso. Perciò, man mano che proseguirai, potrai esprimere desideri sempre più grandi e più importanti per te. Ricorda, infine, la regola fondamentale: credi nella possibilità di realizzare il tuo desiderio, solo così la Cascata potrà aiutarti».

E così, anch’io, iniziai i miei viaggi verso le Cascate del Bosco incantato.  Ancora oggi, sebbene abbiano esaudito tutti i miei desideri, vado a trovarle, perché mi emoziono sempre ad ammirare la loro bellezza, la grazia e la forza con cui riescono a tuffarsi e anche perché, in fondo, qualche piccolo sogno da realizzare ce l’ho sempre.

Come sapete, la prima Cascata che visitai, insieme all’amica Isadora, fu quella della Grande Quercia, piccola ma incantevole, con il piccolo laghetto di acqua limpida e fresca.

Poi, fu la volta della Cascata dei Ciclamini.  Continua a leggere

Giraffa e il Bosco incantato delle Sette Cascate (VIII Puntata)

6 Dic

giraffaProsegue la favola a puntate … Prendete posto accanto al fuoco scoppiettante, scaldatevi pure con l’infuso di pioggia del monte e assaggiate i biscotti con essenza di fruscio notturno, e dimenticate la realtà per qualche minuto 🙂

***

«Isadora?».
«Sì?».
«Voglio vedere le Cascate».
«Le vedrai, Giraffa, le vedrai».
«Ma le voglio vedere subito, ho un desiderio molto grande da realizzare».
«Lo so, Giraffa, lo so ma dovrai portare pazienza e farai ogni cosa quando sarà il tempo giusto».
«E come si sa quando è il tempo giusto?».
«Si sente in fondo al cuore, lo sanno le tue zampe, il tuo cervello, i tuoi muscoli, e sono pronti per partire».
«Ma io sono pronta per partire! Il mio cuore sente di voler partire, i miei muscoli, le mie zampe e il mio cervello sono proprio pronti, veramente!».
«No, Giraffa, il tuo cuore adesso è in tumulto, i tuoi muscoli fremono, le tue zampe sono stanche e il tuo cervello è pieno di pensieri. Non è ancora il tempo giusto per visitare le altre Cascate. Ne hai appena vista una molto bella e molto importante, e hai incontrato una creatura assai saggia e speciale come la grande Quercia».
«…».
«La vita, nel Bosco, è fatta di corse, di voli, di silenzi, di incontri, di lavoro. Ognuno di quei momenti è importante e bisogna viverlo con il cuore grato e la mente sveglia, poiché sono i milioni di modi in cui la vita ci mostra la sua bellezza e bisogna riconoscerli, sempre. La vita nel Bosco non è fatta solo di grandi desideri, piccola Giraffa, ricordalo sempre, è fatta di piccole, meravigliose, realtà e se le vivrai con gioia, anche i grandi desideri si avvereranno, senza che tu te ne accorga e senza troppo affanno. Stai tranquilla, ogni cosa accadrà, nel tempo giusto. E ora, sbrighiamoci, devi conoscere la tua nuova famiglia» e Isadora volò in alto a giocare con il vento.
«Isadora?».
«Sì?».
«Posso dirti una cosa?».
«Certo».
«Sei più forte di mille leoni della savana».
L’amica aquila mi guardò divertita, «ah sì? E allora, corri, o potei sbranarti in un solo boccone!».

images (4)
Tornammo a casa il mattino seguente, dopo esserci fermate a dormire al Rifugio del Viandante e aver ascoltato i racconti dei pipistrelli e degli altri viaggiatori, di ritorno dalle loro visite alle Cascate.

Al nostro arrivo, trovammo ad attenderci Cirisbonzia e Cristobalbo, i miei genitori adottivi, emozionati per quella grande novità dotata di zampe e collo lunghissimi.

Erano due tipetti simpatici e giovali, stavano in giro tutto il giorno, tra le radure o tra i cespugli, lavoravano tanto ma si godevano la vita nel Bosco, ed erano molto protettivi con i loro figli, ossia Tarcisio detto Nando, che era poco più grande di me , e i due piccoli Sirbo e Neddu.

Mi accolsero con amore e badarono a me con grande generosità.

Cirisbonzia si premurava sempre che avessi da mangiare e da bere in abbondanza, «tu sei una che cresce ancora, te lo dico io, arriverai fino alla chioma della grande Quercia!», mentre Cristobalbo mi dava lezioni di vita nel Bosco, con le sue frasi che somigliavano a quelle di mio padre, ma ancora più brevi e, talvolta, misteriose, del genere «eh, qui, la vita…», oppure «eh, nel Bosco non si può mai sapere», o ancora «umpf!».

Anche Nando era un buon cinghiale, e si rivelò un fratello altruista e un amico sincero. Dopo il nostro primo incontro, non proprio pacifico, lui ed io diventammo inseparabili compagni di giochi e di avventure.

«Ehi, Giraffa, da oggi, noi due diventiamo una specie nuova di fratello e sorella, lo sai?».
«Be’, sì».
«Bene, sei strana ma sei anche una tipa sveglia! Senti, allora, d’ora in poi, ti chiamerò sore’, che mi piace molto».
«Va bene, frate’».
Quello fu il nostro primo dialogo da fratello e sorella di una nuova specie.

D’altra parte, pur avendo dimensioni molto, molto, molto diverse, eravamo quasi coetanei e ci piacevano le stesse cose: correre tra cespugli e grandi alberi; sguazzare nelle acque fresche e limpide dei laghetti, insieme ai pesci, ai rospi,  alle raganelle, ai gamberetti; fare scherzi a Cirisbonzia e a Cristobalbo; tirare la coda ai piccoli Sirbo e Neddu; fare visita alla grande Quercia, ascoltare i suoi racconti, farla ridere per farle perdere il filo del discorso; giocare a nascondino con i cervi (Nando vinceva sempre, io mai, eppure mi nascondevo benissimo); organizzare il torneo di salto del lombrico; partecipare alla sagra del vento al contrario; giocare a “prendi il corbezzolo più in alto” (l’avevo inventato io e, chissà perché, vincevo sempre).

Nel Bosco c’erano tante cose da fare, luoghi segreti da scoprire, nuovi amici da conoscere, nuovi frutti da assaggiare. Insomma, non c’era proprio da annoiarsi. I miei momenti preferiti, però, erano quelli trascorsi insieme a tutti gli abitanti, in occasione del pranzo del Bosco , o nelle lunghe sere d’estate e nei pomeriggi invernali.

Il pranzo del Bosco si teneva ogni mese, nella Radura degli Agrifogli oppure, in caso di piogge molto forti, nella Grotta del Temporale, e dava modo ad ognuno di noi di realizzare fantasie culinarie di ogni tipo: alcuni portavano insalate di radici e rugiada; altri, zuppe di mistero con germogli di risate; altri ancora, biscottini ai raggi di sole, ricoperti di sorrisi al velo. Un sacco di cose buone! Come dite? Volete sapere quale prelibatezza preparavo io? Ah, be’, è semplice, il mio piatto forte era, ed è tutt’ora, l’insalata di fantasia con gocce di sole e brezza soffiata, appena verrete a trovarmi ve la farò assaggiare e mi direte! I nostri pranzi non erano come tutti gli altri: non c’erano posti assegnati a tavola, non c’era proprio la tavola, e ognuno era libero di spostarsi da un luogo all’altro, per scambiare quattro chiacchiere con tutti, per scherzare, per cantare, per stare bene, insomma!

I pomeriggi invernali alla Caverna della Neve, e le sere d’estate vicino al Lago della Luna, invece, erano dedicai ai racconti di storie reali o di fantasia. I più bravi a raccontarle erano sempre la Grande Quercia e il Vecchio Cervo dorato, rimanevo affascinata dalle loro parole.

A me piace, soprattutto, ascoltare ma, qualche volta, mi diletto nel racconto, come quella volta in cui, in una sera d’estate, Inut, l’amico cervo, disse «su, Giraffa, perché non ci racconti qualcosa della grande famiglia delle giraffe? Mi incuriosisce sapere come mai avete quel collo così lungo! Ma credo che anche gli altri amici siano curiosi», «fì, fì, noi fiamo curiofi, perché hai quel collo, Giraffa?» dissero in coro i lombrichi, e la grande Quercia «coraggio, Giraffa, raccontaci una storia». E così, decisi di svelare ai miei amici del Bosco, il segreto del lungo collo delle giraffe, la leggenda di Cercalù, la mia antenata. (continua)

Cinque cose che avrei dovuto sapere qualche anno fa.

10 Nov

mordillo-giraffeHo sempre pensato che guardarsi indietro, pensare al passato, a ciò che si è fatto o vissuto, fosse una pessima cosa. Mi proiettavo verso il futuro, illudendomi che solo così avrei potuto progredire nella mia vita, realizzare i miei sogni. E così zac, un taglio al passato e via verso il futuro, dimenticando che, nel frattempo, tutto accadeva al presente. In conclusione, metodo inefficace, previsioni sbagliate, vita che insegna, con i suoi modi sempre un po’ bizzarri e bruschi. Perciò, oggi accetto il fatto che si può guardare al passato, per comprendere , veramente, come migliorare il presente, mentre per il futuro, beh, accetto il fatto che, ogni minuto che passa è già futuro perciò non lo posso comprendere, perlomeno non con il mio cervello di essere umano limitato. E, allora, adesso ci ripenso, al passato, e credo che conoscendo in anticipo due o tre trucchi del mestiere di vivere, mi sarei risparmiata qualche fiammata allo stomaco, qualche litro di lacrime, qualche prurito alle mani. La chiamano esperienza, e pare non sia possibile fare senza, dal momento che è diversa per ogni singolo essere umano su questa terra.

Però, mi sarebbe stato utile sapere che:

1. Se ti ascolti, bene, con attenzione e senza pregiudizi, riesci a capire perfettamente cosa vuoi, cosa sei, e anche cosa ti fa stare bene. Tutto in un colpo solo. Basta pulire e lavare bene l’orecchio interno, e si evita di fare scelte idiote, di camminare a vanvera e, sopratutto, di chiedersi, a distanza di anni, “ma che cavolo mi è saltato in mente?!“.

2. Dopo aver capito cosa vuoi, cosa sei etc. etc., devi avere la forza di non voltarti dall’altra parte facendo finta di niente. Una volta ricevuta la bella illuminazione su te stessa, non devi cercare di essere un’altra cosa, pensando di far contente altre persone. Ciò che alcuni pensano, dicono, capiscono, o non ascoltano di te non è un tuo problema e non puoi passare il tempo a spiegarti o a farti accettare o, peggio ancora, a cambiare, per rassicurarli o compiacerli.

3. Credere, in quello che sei, in quello che fai, nella possibilità di farlo, è un buon inizio per migliorare. Devi imparare a farlo ogni giorno. Ogni santo giorno.

4.  Condividere senza remore, quello che sei, e quello che hai, con le altre persone, in modo onesto e sincero, ti arricchisce, ti rende una persona migliore, ti fa stare bene. In su bucconi sprazziu s’angelu sinci sezzidi, nel boccone diviso si siede l’angelo, vale non solo per il pane ma anche per il cuore, senza farlo a pezzi, naturalmente.

5. Ogni tanto, devi semplicemente lasciar perdere, lasciare che le cose vadano da sole, senza opporre resistenza. Rilassati, goditi il viaggio e sentiti felice. E non fare troppi elenchi 😉

Giraffa e il Bosco incantato delle Sette Cascate (IV puntata – L’incontro con la Grande Quercia)

26 Ott

giraffaIl sentiero che portava alla dimora della Grande Quercia si inoltrava nel bosco più fitto ma, stavolta, con la guida di Isadora e con il cuore più tranquillo, non corsi e riuscii a scoprire le bellezze del bosco, le sue creature, i suoi profumi. In quel momento, iniziai a capire di essere giunta in un luogo speciale e magico, con un grande potere: mi faceva sentire serena, e quella era una magia!  Il sole iniziava a salire nel cielo, i suoi raggi si infilavano tra le fronde degli alberi, e illuminavano il meraviglioso volo della mia amica aquila, grazie alla quale scoprii i nomi delle cose nuove che mi attorniavano, e iniziai a sentirmi parte di quei luoghi incantati.  Attraversammo ruscelli, piccole radure dove riposammo per qualche tempo, e trascorremmo la notte al Rifugio del Viandante, una caverna creata da grandi massi, ricoperti di muschio, dove incontrammo anche altri abitanti del Bosco, in viaggio, come ci raccontarono, verso le Cascate del Bosco. Chiesi a Isadora cosa fossero le Cascate del Bosco ma lei rispose soltanto «ti spiegherà ogni cosa la Grande Quercia».  I viandanti erano tanti, c’erano cinghiali, ghiri, pipistrelli, barbagianni, cervi, tutti entusiasti del viaggio che avevano intrapreso. Parlavano di desideri da realizzare, di segnali segreti, di ombre, di silenzio, di cose luminose, di ciclamini, ed io li ascoltavo affascinata, pur non avendo la minima idea di cosa stessero parlando. Trascorremmo una notte tranquilla e la mattina seguente ci mettemmo in viaggio prima del sorgere del sole.

La mia amica Isadora mi guidava con il suo volo alto, ogni tanto volteggiava nel cielo, giocava con il vento e, quando vedeva che le mie zampe tentennavano, scendeva accanto alle mie orecchie, mi spronava ad avanzare, e mi indicava un punto all’orizzonte, dicendo «siamo quasi arrivate».  Dopo tanto camminare, alla fine, giungemmo nei pressi di una piccola cascata, che con la sua acqua formava un altrettanto piccolo lago limpido, dove le raganelle sguazzavano felici.  Lì, Isadora mi disse «siamo arrivate. Se vuoi, puoi rinfrescarti facendo il bagno nel lago, la Grande Quercia ti aspetta poco più in là».  Ma io non vedevo l’ora di conoscere la Grande Quercia.  Dissi all’amica Isadora che mi sarei rinfrescata più tardi e che, quindi, ero pronta all’incontro. «Va bene, seguimi» disse la mia amica e con un battito d’ali si portò davanti ad un albero enorme, altissimo, molto più alto di me, con un grosso tronco, forte, scuro, solcato da profonde rughe, con milioni di foglie che nascevano dai suoi rami. Era bellissimo.

querciaFermandosi davanti al maestoso albero, Isadora fece le presentazioni. «Grande Quercia, ti porto gli omaggi degli abitanti del Bosco, e ti presento la nuova componente della nostra famiglia, si chiama Giraffa da Moltolontano».

«Per tutti i leoni della savana! Faccio parte della famiglia anch’io! » pensai, emozionata, mentre Isadora continuava con la presentazione.

«È stata rapita nel suo Paese, l’Africa, insieme alla sua famiglia, da un gruppo di uomini che avrebbero voluto portarli in uno zoo, insieme ai leoni e agli elefanti ma, durante il tragitto, altri umani hanno assaltato il convoglio, liberando la nostra amica e la sua famiglia. Lei ha vagato da sola per giorni, prima di giungere al Bosco, fino a quando Gianni Barba l’ha trovata, l’ha dissetata e ha vegliato sul suo riposo notturno, per poi affidarla a noi. È una giovane giraffa, un po’ impaurita ma molto curiosa e sveglia, ascolterà in silenzio tutto quello che avrai da dire» e mentre diceva “in silenzio” mi guardò e mi strizzò l’occhio, ed io compresi che avrei dovuto tacere fino alla fine del discorso della Grande Quercia.

Dopo qualche minuto di silenzio, la maestosa quercia esordì, «grazie Isadora, porta i miei saluti a tutti gli abitanti del Bosco e dì loro che, quando avranno un po’ di tempo libero, tra la sagra del sottobosco, il palio dei lombrichi e la caccia alla stella cadente, io sarò sempre qua, eh, pronta a fare una chiacchierata».

La Grande Quercia era un albero che parlava con voce profonda, dolce, un po’ tremolante, da vegliarda, un po’ come la mia nonna giraffa! E, proprio come lei, sgridava tutti perché ci avrebbe voluti sempre vicini, tutti i giorni. Decisi che sarebbe stata la mia nuova nonna.

La Grande Quercia, allora, si rivolse a me. «Benvenuta nel Bosco incantato delle Sette Cascate, Giraffa. Questo è il luogo dove ognuno si sente a casa, dove regna l’armonia e dove tutto può accadere, l’importante è ricordare chi sei».

Stavo per rispondere, dicendo che Isadora mi aveva già dato il benvenuto con quella stessa formula ma ricordai la regola del silenzio e mi fermai in tempo.

«Come stai, adesso, piccola Giraffa?».

«Sto bene, grazie Grande Quercia».

«Bene, bene, mi fa molto piacere. Qui sei a casa, la tua felicità è la felicità di tutti noi. Nel Bosco, infatti, condividiamo gioie e malinconia, in questo modo, come per incanto, le prime si moltiplicano e si diffondono nell’aria mentre la seconda svanisce e diventa una nuvola leggera che vola via col vento» e la grande Quercia imitò il suono del vento che si porta via le nuvole «fiiiiiuuuu, fiiiiiiiuuuu, fiiiiiuuuu».

Dopo qualche minuto però intervenne Isadora «ehm, grande Quercia, la storia, le Regole…».

«Ah, già, certo, la storia, le Regole, sono importanti, sai?».

E Isadora «eh sì…».

«Bene, cara Giraffa, prendi posto accanto me, siediti pure» .

« Ma…veramente…».

Forse, la Grande Quercia non sapeva che noi giraffe stiamo sempre in piedi e solo quando ci sentiamo al sicuro ci sediamo. Ma lei aggiunse «qui sei al sicuro, nel Bosco incantato siamo tutti al riparo da ogni male».

Lì, mi sentivo veramente al sicuro, e così, sedetti accanto alla Grande Quercia, ad ascoltare la sua voce calma e serena (continua).

Le puntate precedenti:

I puntata – Il viaggio

II puntata – In fuga

III puntata – Gli abitanti del Bosco 

La moglie di mio padre.

6 Ott

images (1)Ebbene, durante l’estate, io e alcune delle sei persone che convivono nella mia testa, abbiamo compiuto quarant’anni, alcune di loro sono ancora ferme ai sette anni, altre hanno superato gli ottanta, altre sono maschi adolescenti. In qualche modo, conviviamo, e l’arrivo dei quaranta non ci ha sconvolte più di tanto, è stato un po’ come togliersi un dente da latte, zac, un movimento veloce, il dente non c’è più e l’altro già spunta. Insomma, l’abbiamo presa bene, e ci eravamo illuse di poter ancora stupire la gente che, quando alla domanda impertinente “quanti anni hai?” si sentiva rispondere “38”, “39”, con la faccia stupita diceva “ma dai, non li dimostri!” e balle varie. Ora capisco che quelle erano balle, bugie, vere. Come in un film horror, infatti, nel giro di qualche mese, la domanda, ovviamente da parte di persone per me sconosciute, è diventata un’altra: “ah, ma tu sei la moglie di Ildebrando?”, “…………”, anzi “…………………………….”. “Fateci immediatamente tutte le infiltrazioni di botulino contro cui abbiamo  blaterato negli ultimi anni”, hanno detto le persone appena quarantenni. Il maschio adolescente non smette di prendermi in giro. L’ottantenne biascica “te l’ho detto di mettere il contorno occhi tutte le notti”. La bambina di sette anni continua a giocare, infischiandosene. Ildebrando è mio padre. Ildebrando ha venticinque anni più di me. Ildebrando ed io non abbiamo atteggiamenti da coniugi. La mia mente scientifica cerca di darsi una spiegazione diversa dall’evidente invecchiamento ma non la trova. Passi che somiglio a mia madre, ma questo significa che anche chi non vede mia madre da vent’anni, e mi scambia per lei, la vede invecchiata, perché più o meno è coetanea di mio padre. Passi pure che la gente è distratta, non osserva, non ricorda, ma dalla domanda significa che l’ipotesi che io possa essere la moglie di mio padre (orrore!) è plausibile! Passi che non ho mai messo una crema per il contorno occhi in tutta la mia vita, tengo il conto delle rughe in quella zona e sono sempre nello stesso numero, da qualche anno. Passi per la palpebra un po’ rilassata. Passi per le guanciottine in relax pure loro. Non c’è spiegazione, mi rassegno. Va be’, per essere una sessantenne non sono così male.

Un po’ di morte, ogni tanto.

2 Nov

Farfalla e gabbiaSecondo l’etologo Mainardi, “il senso biologico della vita, se un senso c’è, consiste nel mantenimento della vita stessa, e tale mantenimento viene ottenuto con un continuo ricambio, sostituzione, evoluzione, degli individui” perciò, pur con tutti i sentimenti di smarrimento e tristezza che si porta dietro, morte=ricambio, evoluzione. Ecco, ogni tanto, la morte, non solo biologica, è necessaria, non tanto per l’evoluzione della biologia planetaria quanto per una, più modesta, crescita individuale. Con la dipartita di alcune nostre pessime abitudini, di pensieri circolari senza via d’uscita, di sentimenti noiosi e limitanti, si può fare spazio a quella cosa piccola e leggera chiamata anima che, qualche volta, dimentichiamo di avere e che, invece, è la nostra parte più sincera, quella alla quale dovremmo fare appiglio quando ci sembra di non capire il senso di ciò che facciamo, di ciò che vogliamo. Ringrazio le parti di me andate via e mi armo di pazienza per accompagnare quelle più resistenti e pesanti, le die hard, ad una vita migliore, ne hanno bisogno. Sopratutto, è la mia anima che ne ha bisogno.

Il mio voto generoso.

10 Gen

Sarà il freddo, sarà l’inverno, sarà il Natale appena passato, sarà sarà quel che sarà del nostro amore che sarà, però mi sento generosa, molto, e siccome mi sento anche molto ispirata, credo di avere le idee chiare riguardo alle prossime imminenti elezioni politiche. Ispirandomi a Kennedy, mi sono detta “Giraffa, non chiederti cosa può fare il politico per te, chiediti cosa TU puoi fare per il politico”, me lo sono chiesto e mi sono data la seguente risposta: non posso che votarlo. Anzi, non posso che votarli, tutti. Non sono una qualunquista, e non dirò né scriverò che “tanto sono tutti uguali” perché, in realtà, i nostri politici non lo sono, ognuno di loro ha quel nonsochè personalissimo, quella particolare attitudine nel prendere per i quarti posteriori la gente, nel descrivere la realtà a piacimento, nel giustificare la propria corsa alla poltrona nei modi più fantasiosi, che lo rende speciale, unico e caro al mio cuoricino di giraffa buona. Perciò, medito una bella crocettina per tutti. Siccome sono molto ispirata, ho preso in prestito anche Mogol – Battisti (da Kennedy a Mogol-Battisti, ci vuole proprio taaanta ispirazione) per creare il mio inno al senso civico e all’amore per il politico italiano:

Ho visto un uomo che piangeva per Veltroni,

ne ho visto un altro che più lacrime non ha,

nessun coltello mai ti può ferire di più

di uno statista che non ha elettoooor

Dieci statisti così, voglio votare

Dieci statisti così, li voglio miracolare,

Fini e Casini da rilucidare,

E Berlusconi da ritinteggiare,

Dieci statisti così, li voto subito sìììì.

Uno lo voto perché,

sa bene mentire,

uno lo voglio perché,

ancor non sa cosa vuol dir rubare,

uno soltanto perché,

ha fatto il posto ai figli e non a me,

dieci statisti così che dicon solo di sì.

Vorrei sapere chi ha detto

che sono tutti uguali ma noooo!

Matto, quello è proprio matto perché

forse non sa che chi ti mette l’IMU poi la toglie, e insieme alle mutande..

però quel magistrato candidato è proprio una delusione, eh eh eh.

Dieci statisti così, dieci statisti così, li voto subito sìììììì.

Qui l’originale: