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Giraffa e il Bosco incantato delle Sette Cascate (XVI Puntata – La Cascata della Luce nel Solstizio d’estate)

21 Giu

imagesIl mattino seguente, al mio risveglio, alcuni viandanti dormivano profondamente, altri sonnecchiavano e altri ancora erano già pronti per il loro viaggio. Scambiai qualche parola con loro ma ero impaziente di riprendere il mio viaggio e mi diressi subito verso l’ingresso della Grotta, per vedere lo stato del temporale. In cuor mio, speravo fosse finito ma avrei ripreso il viaggio in qualsiasi condizione. Man mano che mi avvicinavo all’ingresso, la luce aumentava, allungai il collo per annusare l’aria e sentii il forte odore della terra bagnata,  sbucai fuori e vidi che le nuvole erano sparite, per lasciare il cielo limpido, con le stelle brillanti e tremolanti.

Poiché il sentiero era stato in parte cancellato dall’acqua, furono proprio le stelle del mattino ad indicarmi la strada per proseguire alla volta della Cascata della Luce, e così ripresi il mio cammino verso est.

Il cielo, nel frattempo, iniziava a schiarire, il Bosco si animava grazie al canto degli uccelli e il rumore dei torrenti, riempiti dalla pioggia della notte precedente, accompagnava il mio trotto. E poi, finalmente, la grande palla rossa e infuocata.

Con grande stupore, mi resi conto che ero giunta in una parte del Bosco non particolarmente umida, nella quale l’antico sentiero dei padri fondatori, era di nuovo visibile. Iniziai a percorrerlo al galoppo, stando ben attenta a ricordare tutti i segni e le tracce del percorso. Il sentiero, dopo aver attraversato la parte interna della montagna, riprendeva il costone, con una bellissima vista sulla vallata tra i due monti, dove nasceva il sole.

Nel mio galoppo, però, non vidi davanti a me, proprio nel bel mezzo del vecchio sentiero, la piccola roccia che spuntava con le sue punte aguzze e così, improvvisamente, inciampai, persi l’equilibrio e, in un attimo, senza nemmeno avere il tempo di capire cosa mi stesse capitando, mi ritrovai a scivolare lungo il costone della montagna, fino a cadere nel dirupo che portava alla valle.

«Per tutti i leoni della savana! Ma è possibile che una piccola roccia appuntita possa far saltare una giraffa grande e grossa come me?» esclamai, mentre cercavo di capire dove fossi finita. Mi sentivo ammaccata, dolorante, frastornata e mi resi conto di avere una profonda ferita alla zampa anteriore destra.

«Sì, è possibile», mi voltai e vidi una volpe dal pelo rosso brillante, intenta a lucidarsi la coda. Continua a leggere

Giraffa e il Bosco incantato delle Sette Cascate (XV Puntata – La Cascata della Luce)

25 Mag

imagesUna mattina, alla fine della primavera, iniziai il mio viaggio verso la Cascata della Luce.

Tutti sapevano della mia partenza, perciò, quel giorno, al mio risveglio, prima del sorgere del sole, mi ritrovai circondata da tutti gli amici, un po’ come accadde il giorno in cui arrivai al Bosco, tanti anni prima. Ma stavolta, l’atmosfera era completamente diversa, sembrava quasi una festa: Nando, Cirisbonzia e Cristobaldo, insieme ai giovani Sirbo e Neddu, avevano lucidato i loro peli ispidi ed ora brillavano alla luce delle stelle; Gianni mostrava la sua chioma argentata; i lombrichi saltellavano felici; Isadora era ferma, accanto alla Grande Quercia; il palco del Vecchio Cervo dorato scintillava; Gina Volpetta mi guardava con gli occhi vispi, insieme a tutti gli altri abitanti del Bosco. Erano emozionati, come me, d’altra parte.

Ognuno aveva una raccomandazione diversa, un consiglio, un suggerimento dettati  dalle diverse esperienze che avevano vissuto con la Cascata più difficile da  raggiungere.

Il viaggio sarebbe stato lungo, come mi spiegò Isadora, «a partire da oggi, per tre volte vedrai il sole sorgere e per due volte saluterai la luna crescente».

Sarei dovuta arrivare a destinazione nel giorno più lungo dell’anno, quando il sole sorge prima che in tutti gli altri momenti dell’anno e tramonta più tardi, ossia nel  giorno del solstizio d’estate.

Avrei affrontato il viaggio in solitudine. Nel percorso avrei incontrato altre creature  del Bosco ma nessuno dei miei amici sarebbe partito insieme a me, avrei dovuto  contare solo sulle mie forze.

«Ricorda – disse Isadora – fidati solo del tuo istinto».

«Lo farò».

Ero pronta.

Salutai gli amici, la nuova famiglia e partii verso la mia meta. Non conoscevo il  percorso, sapevo soltanto che mi sarei dovuta dirigere verso est, seguendo il vecchio  sentiero, detto il Sentiero della Luce, tracciato nei tempi antichi dai padri fondatori,  i quali scoprirono la Cascata della Luce per caso, durante il loro viaggio alla scoperta  della culla del sole, «vogliamo vedere dove nasce il sole» dissero alla Grande Quercia e partirono verso l’est.

Il sentiero si stagliava lungo il costone del Monte del Sole, una delle montagne più  grandi del Bosco, e permetteva di avere una visuale sull’intera vallata incantata ma, a  quell’ora del mattino, con le stelle e con una sottile luna crescente, ancora non  riuscivo a vedere né la valle né l’orizzonte, ma soltanto le loro sagome. L’aria era fresca e ciò mi permetteva di correre lungo il sentiero, in modo da accelerare i tempi,in previsione del lungo percorso che mi aspettava e degli imprevisti che, come capita  in ogni viaggio, avrei dovuto affrontare. Galoppai fino a quando il sole iniziò ad  illuminare il cielo, donandogli i colori del rosa e del celeste, in un miscuglio sempre  affascinante. Mi resi subito conto, però, che in lontananza un fitto gruppo di nuvole  nere occupava il cielo e avanzava verso la mia direzione. Non ci feci caso più di tanto, poiché in quel momento il mio pensiero era rivolto esclusivamente al Sentiero della  Luce il quale, in alcuni punti, era solcato dal passo dei milioni di abitanti del Bosco che  lo avevano attraversato nel corso dei millenni, in altri, al contrario, appariva quasi  cancellato, forse dal vento o da altri eventi. Continua a leggere

Giraffa e il Bosco incantato delle Sette Cascate (XIII Puntata – La Cascata delle Ombre)

23 Apr

giraffa7Una sera, al crepuscolo, dopo aver preparato il mio giaciglio per la notte, con foglie e rametti secchi, rimasi a guardare l’orizzonte e la luna, che iniziava ad accendersi per noi. Era una sera un po’ così, una di quelle in cui non riuscivo a dormire e pensavo, pensavo alla mia famiglia, ai miei genitori, ai miei fratelli, alla mia vecchia casa, l’Africa. Non che nel Bosco mi trovassi male, al contrario, avevo conosciuto nuovi amici e ci volevamo tanto bene, avevo cibo e acqua in abbondanza, nulla mi mancava eppure…

Eppure, sentivo una cosa in pancia, una specie di nostalgia, per tutto quello che avevo lasciato e per tutto quello che ero stata un tempo.  La malinconia era venuta a farmi visita, ancora una volta.  In questi casi, qui nel Bosco, chiamiamo gli amici o facciamo una passeggiata ma a quell’ora, quasi tutti gli abitanti dormivano, mica potevo svegliare Nando e dirgli che avevo la nostalgia nella pancia! Così, rimasi a guardare il cielo diventare sempre più scuro e, ben presto, tutto diventò buio intorno a me, solo le stelle e la grande luna mi facevano compagnia. Forse, qualche lacrima scese silenziosamente dai miei occhi, ma non lo ricordo bene, le lacrime non vogliono mai essere ricordate, sono fatte così, arrivano e poi si fanno dimenticare.

images (1)Mentre iniziavo a contare le stelle, nella speranza di prendere sonno, una voce dolce iniziò a circolare nella mia testa: «ricorda sempre che conservi un raggio di sole nel sacchetto di vento, cercalo ogni volta che vedrai solo buio intorno a te, cercalo e ti indicherà la strada», era la voce di mia madre! Le sue ultime parole, prima di separarci. In quel momento, vedevo solo buio intorno a me. Allora, cercai il sacchetto di vento con dentro il raggio di sole, che mia madre aveva confezionato per me tanto tempo prima. Era ancora lì, ben conservato sotto il mio manto. Lo presi tra le zampe, era leggero, come il vento di cui era fatto, il mio cuore iniziò a rasserenarsi, come per incanto. Appena lo aprii e vidi il mio raggio di sole, la malinconia svanì del tutto, abbandonò la mia pancia, se ne andò chissà dove, e provai solo una grande gioia, come se in quel momento avessi ritrovato la mia famiglia, la mia vecchia casa, la giraffa che ero stata e si fossero riunite al mio presente. Guardai per l’ultima volta il mio raggio di sole e, poi, riposi il sacchetto di vento nuovamente sotto il mio manto. Mi sentivo serena, ora il buio non era così scuro e non mi faceva sentire sola però, c’era un problema: ancora, non avevo sonno.  Continua a leggere

Giraffa e il Bosco incantato delle Sette Cascate (XII Puntata – La Cascata dei Segnali Segreti)

12 Apr

10659144_818646828156208_937351179205534077_n-660x480Per arrivare alle Cascate dei desideri, non sempre bisogna seguire un sentiero già battuto. Talvolta, infatti, ciò che conta non sono solo le forze nelle nostre zampe o il fiato nei nostri polmoni. Per esempio, ciò che serve per giungere alla Cascata dei Segnali Segreti è, soprattutto, la forza della nostra mente, unita a tutta la nostra fantasia, poiché il tragitto si scopre solo strada facendo, dopo aver risolto i tre indovinelli, creati appositamente per ogni viandante dalla vecchia scimmia del Bosco, Calandra dall’Ago.

Calandra ha una storia piuttosto tribolata e triste, che lei non ama raccontare. Vi posso soltanto dire che anni e anni fa, venne salvata dagli umani del Fronte di salvezza delle cavie da laboratorio, mentre si trovava in un luogo dove alcuni uomini la usavano, insieme ad altri animali, come un oggetto da studiare, procurandole tanta sofferenza. Ora vive felice ed è parte della famiglia del Bosco, si diverte a fare scherzi e ad inventare indovinelli per tutti noi ma è anche molto saggia.

Quando decisi di visitare la Cascata dei Segnali segreti, la quarta per difficoltà, vivevo nel Bosco da quattro anni, l’autunno stava per partire e, durante la sua permanenza nel Bosco aveva riempito fiumi, laghi e torrenti, quindi anche le nostre Cascate erano più vivaci che mai e, come mi suggerì Isadora, l’amica aquila, quello sarebbe stato il periodo giusto per visitare la Cascata dei Segnali «vedrai, sarà un’avventura molto stimolante e divertente». Avrei mai potuto rinunciare ad un’avventura molto divertente? Giammai! Decisi, quindi, di far sapere a Calandra, tramite gli amici lombrichi, che sarei partita per la Cascata. «Ragazzi, potete dire a Calandra che vorrei visitare la Cascata dei Segnali?», «va beniffimo, Giraffa, andiamo fubito da Calandra!», «però, ragazzi, non ho ancora capito una cosa: perché non ci posso andare io?»,  «ah, già, non lo fai…dunque, la ftoria è quefta: Calandra è convinta che neffun abitante del Bofco fappia che fia lei a creare gli indizi per la Cafcata dei Fegnali, e la cofa la diverte moltiffimo, perciò, tutti noi, pur di non deluderla, ftiamo al gioco, è un gioco innocente».

E così, una mattina, mentre il cielo era ancora scuro e le stelle facevano festa tra di loro, sentii un fruscio accanto al mio giaciglio, mi alzai e trovai il primo indizio.

Se la cascata tu vuoi trovare, 
il cuore puro dovrai avere, 
cara Giraffa, 
con fantasia cercar dovrai, 
tutti gli indizi che preparai”.

Così esordiva il primo indovinello scritto con delle piccole foglie, cadute dal vecchio leccio, posate sul terriccio morbido, e proseguiva.

Il tuo sentiero proseguirà lungo la rotta del per di là, 
cerca il giaciglio più grande che c’è, 
con verde coperta e riflessi del tè, 
dove Rugiada riposa, stai certa, 
fresca e contenta di esser trovata”.  Continua a leggere

Giraffa e il Bosco incantato delle Sette Cascate (XI Puntata – La Cascata dell’Arcobaleno)

28 Mar

mistici-arcobaleno2E così, giunse anche il tempo di fare visita alla Cascata dell’Arcobaleno, la quinta in ordine di difficoltà, meraviglia delle meraviglie. Ci arrivai quasi per caso, senza aver programmato il viaggio con anticipo ma soltanto grazie a un sogno. Un sogno non mio. Una mattina, il mio fratello bis, Tarcisio detto Nando, si svegliò particolarmente euforico e, mentre ero impegnata nel quotidiano rito del ringraziamento, mi si avvicinò saltellante.

«Ehi, sore’, ho fatto un sogno».
«Scusa, Nando, puoi aspettare? Sto ringraziando».
«Uh, ma quanto sei lenta, io ho ringraziato quando le mammole erano ancora addormentate! Va be’, ora rimango seduto qua, ringrazio di nuovo insieme a te, poi ti racconto il sogno».

Dopo qualche minuto, finito il ringraziamento, ricominciò.

«Senti, sore’, ho fatto un sogno bellissimo, che non te lo puoi immaginare quanto era bello. Noi eravamo alla Cascata dell’Arcobaleno e lui, l’Arcobaleno in persona, giocava con noi! Dobbiamo andare, sbrigati, partiamo subito!».

«Veramente, per oggi avevo già in programma la pulizia del sentiero dei lombrichi, sai come sono fatti, sono pigri e li devo aiutare, altrimenti, quel sentiero rimarrà in disordine per giorni».

«Ma con quel sogno, l’Arcobaleno ci ha invitati ad andare da lui! Su, prendiamo con noi anche i lombrichi,  e domani ti aiuterò a pulire il sentiero».

«Ma il sogno è il tuo, mi sa che ha invitato solo te…».

«Uh, ma quante storie! Lui, l’Arcobaleno, lo sa che ti dico tutto, sa che sei mia sore’, ha mandato un invito unico soltanto per risparmiare, ma sulla busta del sogno c’era scritto espressamente “per Tarcisio detto Nando e per Giraffa”, è così, devi credermi! Ti ho mai detto bugie, io?».

«Be’, sì, quella volta…».

Mi interruppe, «ma stavolta è vero, veramente!».

«E va bene, avviso i lombrichi, li carico in spalla e partiamo».

Come avrete capito, non riesco mai a dire di no, quando si tratta di partire per qualche avventura. Continua a leggere

Giraffa e il Bosco incantato delle Sette Cascate (IX Puntata – La giraffa Cercalù)

4 Feb

giraffa7«Cari amici, sono contenta di raccontarvi l’antica leggenda di Cercalù, la mia antenata, la prima giraffa arrivata sulla Terra,  la Grande Giraffa Madre. È una storia tramandata dai padri e dalle madri ai propri figli e ogni giraffa la impara a menadito, per poi raccontarla, a sua volta, ai propri discendenti. Cercalù era una piccola giraffa, con il pelo giallo e le macchie marroni, con le zampe lunghe, il corpo massiccio, la lunga coda, le corna pelose e il collo…corto, o meglio, più corto rispetto a quello che noi tutte abbiamo oggi, diciamo lungo come il collo delle zebre. La piccola Cercalù era nata in una notte di luna piena e, fin da piccola, aveva espresso un unico desiderio: arrivare fino alla luna, soltanto per sfiorarla con il muso.

Naturalmente, tutti la scoraggiavano, la sua famiglia, i suoi amici, addirittura i conoscenti. Le scimmie, chissà perché, erano le più agguerrite, dicevano «è impossibile che una giraffa dia un bacio alla luna, I-M-P-O-S-S-I-B-I-L-E, mettitelo in testa, piccola sciocchina».

Ma anche gli elefanti, considerati i più saggi della savana, le consigliavano di lasciar perdere «Giraffa, caro tesoro, tutti noi siamo troppo piccoli per poter arrivare alla luna, possiamo solo ammirarla da quaggiù. Vai per la tua strada e non pensarci più», così parlò il Vecchio Elefante.

Però, la mia antenata, forse anche per colpa del nome, che un po’ ricordava la luna, non voleva sentire ragioni, anzi, secondo gli abitanti della savana, non sapeva proprio cosa fosse la ragione,«prima o poi, arriverò fin lassù, vedrete!».

Immaginava i modi più difficili per arrivarci: un ponte fatto di rami d’acacia; una torre altissima, realizzata con tutti gli animali della savana, messi uno sopra l’altro; l’allungamento del suo collo, con tanti esercizi quotidiani.

Ogni giorno,  si allenava ad allungare il proprio collo, con disciplina, tenacia, costanza.

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Narra la leggenda che un giorno, mentre Cercalù era intenta a consumare la cena in compagnia del suo amico facocero Metemagno, il quale non aveva mai desiderato né baciare né abbracciare nessuna palla bianca nel cielo, lui le disse, tra un boccone e l’altro, “guarda, secondo me, è più semplice di quanto pensi, devi solo rilassarti, stare tranquilla, non pensarci troppo, ecco”. Quelle parole la colpirono molto.

Da quel momento, Cercalù iniziò a ripetere la frase del suo amico, “è più semplice di quanto pensi”, tutti i giorni e tutte le notti. Quasi non dormiva più, faceva gli esercizi per allungare il collo e ripeteva la sua frase, e in quel modo, si tranquillizzava. Però, il modo per arrivare alla gigantesca guancia lunare, proprio non le veniva in mente. E così, trascorsero le ore, i giorni, gli anni.

Cercalù continuava con i suoi esercizi per allungare il collo, «hop, hop, hop, vedrai, vedrai che ci arriverò» e, lentamente, il suo collo diventava sempre più lungo, fino ad arrivare alla cima dei grandi alberi di acacia, con enorme stupore di tutti gli abitanti della savana. Ma, nonostante il suo collo fosse diventato sempre più lungo, Cercalù non riusciva ad arrivare alla grande luna, era sempre troppo lontana.

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Fu così che una notte, la mia antenata, ormai diventata adulta, e quasi rassegnata, volle fare un ultimo tentativo e si rivolse direttamente alla luna, con queste parole: «grande Luna, in una lontana notte d’estate, tu mi hai vista venire al mondo, mi hai guardata con i tuoi grandi occhi dolci, hai vegliato su di me in tutti questi anni, come una madre, ma non hai mai voluto che venissi lassù, da te, ed io rimango sempre troppo piccola per salire da sola e darti solo un bacio, proprio come si fa con le mamme. Grande luna, indicami la strada e la seguirò» e si addormentò.

Secondo la leggenda, quella stessa notte, Cercalù si svegliò, dopo aver sentito uno strano fruscio accanto a sé, e appena aprì gli occhi si rese conto che il cielo era diventato completamente buio, senza nemmeno uno spicchio di luna, mezza luna, tre quarti di luna, niente di niente, era come se la luna se ne fosse andata in vacanza. In quel momento, pensò “ecco, ho sbagliato a parlare alla luna. Avevano ragione tutti gli altri, è meglio lasciar perdere, tanto è solo una palla bianca, anche un po’ strana, addirittura più strana di me” e, delusa, decise di tornare a dormire.

Ma, proprio mentre stava per ricominciare a sognare, vide un’insolita luce spuntare dal manto di foglie accanto a lei.

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Incuriosita, lo smosse un poco con la zampa e, all’improvviso, vide l’enorme palla bianca e luminosa che la guardava divertita e, placidamente adagiata sulla terra, le disse, con i suoi occhi dolci: “vedi, cara Giraffa, io ti ho sempre ascoltata e ho sempre vegliato su di te, che sei la mia figlioccia adorata, ma per realizzare il tuo grande desiderio,dovevi prima crescere, diventare forte, fare il tuo meglio per diventare la bellissima creatura con il collo lungo che ora sei. Dammi un bacio, Giraffa cara, e torna a sognare”. E così fece, Cercalù diede un bacio alla luna e si addormentò.

Da quella notte, tutti gli abitanti della savana compresero la sua forza e il suo coraggio, ne ebbero quasi timore, e la trattarono con grande rispetto.

La nostra antenata diventò, così, per via del suo lungo collo e del coraggio dimostrato, la sentinella e la custode della savana, con l’mpegno di tramandare i suoi doni alla propria discendenza.

Ecco, cari amici, questa è la storia della nostra grande famiglia».

I miei amici, disposti intorno alla grande Quercia, rimasero in silenzio per un po’. Mi

guardarono senza fiatare ed io non capivo se la mia storia li avesse annoiati al punto

da farli dormire con gli occhi aperti o chissà cos’altro. Il primo a rompere il silenzio

fu Nando, «ehi, sore’, ma questa è una storia super bella!!! Finalmente, ho capito perché sei strana! Hai ereditato tutto dalla tua antenata!».

E Inut, «cara Giraffa, direi che la mia curiosità è stata soddisfatta in pieno. La tua antenata è stata molto coraggiosa a credere fino all’ultimo di poter dare un bacio alla luna e, alla fine, è riuscita nel suo intento. Hai una grande eredità da portare avanti: credere sempre in quello che fai».

I lombrichi in coro, «oh, Giraffa, ma è una ftoria belliffima! Anche il Grande Lombrico, il noftro antenato, è ftato molto coraggiofo, un giorno riufì a non farfi mangiare da un merlo!».

Infine la Grande Quercia, «cara Giraffa, grazie per la tua storia. Ora conosciamo un po’ meglio le tue origini, la tua grande e antica famiglia. Come ha detto Inut, hai una grande eredità da tramandare, fanne tesoro, sarà la tua forza».

Come diceva mio padre a noi piccole giraffe «noi apparteniamo al glorioso popolo delle giraffe, forte e coraggioso, non dimenticatelo mai!». Non l’ho mai dimenticato.