Sembra incredibile dover sentire, ancora oggi, in un’epoca in cui la clava è ormai appesa al chiodo, frasi del genere “evitate di vestirvi come puttane se non volete essere violentate”, come se esistesse un diritto di stupro libero nei confronti delle puttane e come se esistesse un abbigliamento femminile anti-violenza. Eppure, questo è il consiglio più intelligente che ha saputo dare un poliziotto alle studentesse dell’università di Toronto, suscitando le reazioni delle donne dall’altra parte dell’oceano, che si sono riunite per uno slutwalk (slut significa puttana, è lo stesso termine usato dal poliziotto) e fra qualche tempo la “passeggiata” in minigonna e calze a rete, arriverà anche in Europa, a Edimburgo, e ad Amsterdam, tanto per far sapere che certi ragionamenti non si possono sentire e nemmeno accettare. Purtroppo, sono, ancora oggi, sempre le donne a dover imparare a difendersi, a vestirsi, a parlare, a guardare in modo da non scatenare la libido dell’uomo molesto o col cervello malato, sempre le donne a doversi giustificare per quella gonna troppo corta o troppo stretta, per quella calza troppo a rete, per quel tacco troppo sottile e troppo alto, per quello stupro. Gli uomini, se nessuno glielo ha insegnato in famiglia, non devono seguire corsi per imparare a rispettare quell’essere che gli passa davanti vestito con la minigonna e le calze a rete, non devono indossare un abbigliamento che controlli i loro istinti irrefrenabili, gli uomini (quelli bacati) casomai devono difendersi dagli sguardi provocanti delle donne, dalle loro gambe insidiose, dalle parole maliziose, e se proprio non riescono a trattenersi, be’, pazienza, non è colpa loro. C’è qualcosa di profondamente ingiusto in tutto questo e di terribilmente dannoso per la società, per la vita in comune di uomini e donne, per la felicità degli esseri umani, poiché scatena la diffidenza e la rabbia delle donne che, spesso, la riversano sugli uomini, alimentando una catena infinita di infelicità, che può essere interrotta solo col dialogo, anche con le calze a rete.
http://www.slutwalktoronto.com/
http://ladiesinexile.blogspot.com/2011/04/slut-walk-protest-after-misguided.html
Un “genio”, davvero un “genio”…
….e geniale anche chi l’ha fatto intervenire!!
No comment.
Comunque se qualcuno incontra quel poliziotto gli dica che vengono quotidianamente violentate anche donne coperte da capo a piedi e senza un filo di trucco, che camminano occhi a terra pensando ai casi loro.
La malattia mentale di certe gente non è colpa delle donne, forse neanche di quella che l’ha messa al mondo.
perchè dare così tanta importanza – qui e ora – alla solenne boiata detta da un oscuro poliziotto canadese quando abbiamo in Italia un Presidente del Consiglio che tratta le donne molto peggio (e ha una posizione pubblica ben diversa) e finora non ha avuto la risposta che merita?
Mi pare che quel che dice e fa il nostro premier sia infinitamente più pericoloso di un povero bifolco canadese, no
Tanta importanza perchè non è solo l’opinione di un bifolco canadese, è un pensiero molto diffuso in tutto il mondo, è il vecchio “se l’è andata a cercare” ancora di moda e va eliminato da tutti i cervelli e da tutte le culture, dal nord al sud del mondo. E, come sai, quando il nostro Presidente del Consiglio o qualsiasi altro personaggio pubblico, politico o altro, tratta le donne come carne da macello se ne parla abbondantemente, o no?
appunto. Bisogna piazzare un casino qui, in Italia. Ogni volta che il nostro premier o qualsiasi altra parsonalità di rilievo fa o dice boiate simili. E’ molto meglio che prendersela con un poliziotto “da bar” canadese.
e vuol dire che a me piace anche guardare fuori dai nostri confini. Per constatare che il maschilismo si presenta con caratteristiche molto simili. Sai com’è, con la globalizzazione i bar si riempiono anche di stranieri 😉
cara, ti segnalo la scritta sempre presente in via della Pineta, a Cagliari, la capitale del Mediterraneo: “LE BRAVE RAGAZZE NON SI VESTONO DA PUTTANE”. e la modernità e il buon senso sono serviti, voilà.
me l’hanno fatta vedere proprio in questi giorni, il Canada è vicino e i deficienti o maschilisti o come li vogliamo chiamare sono intorno a noi, ma non sono come noi.