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Grazie, bellissimo colibrì.

27 Set

Wangari Maathai era una persona straordinaria, nel vero senso della parola, una di quelle persone di cui si butta via lo stampo appena vengono al mondo e che al mondo regalano generosamente il proprio cuore e le proprie energie. Era bella dentro  e fuori, con il suo sorriso solare e i suoi abiti sgargianti che, solo a vederli, mettevano subito il buonumore. Nel 2004 riceve il Nobel per la pace, per aver contribuito alle cause dello sviluppo sostenibile, della democrazia e della pace, grazie al suo impegno contro la deforestazione e alla lotta per i diritti civili e in particolare delle donne. E che impegno: con l’associazione no profit da lei fondata nel ’77, Green Belt Movement, è riuscita a piantare trenta milioni di alberi nel continente africano, ma la sua vita, finita due giorni fa, è stata così ricca da non poter essere riassunta in poche parole (sotto trovate diversi siti che ne parlano).

Forse la favola che lei stessa racconta nel video, fa capire chi era Wangari Maathai, un piccolo, grande colibrì:

È la storia di un colibrì e di un’immensa foresta divorata dal fuoco. Tutti gli animali escono dalla foresta e rimangono  paralizzati, mentre guardano la foresta bruciare e sentono di essere impacciati, impotenti, tranne un piccolo colibrì. Lui dice “devo fare qualcosa per questo fuoco” e così vola fino al torrente più vicino prende un po’ d’acqua e la butta sul fuoco, e va su e giù, su e giù più veloce che può. Nel frattempo, tutti gli altri animali, alcuni di loro molto grossi, come gli elefanti, con una grande proboscide, che potrebbero portare molta più acqua, stanno lì, impotenti, inermi, e dicono al colibrì: ma cosa pensi di fare? Sei troppo piccolo! Questo incendio è troppo grande, le tue ali sono piccole, il tuo becco è così piccolo, puoi portare solo un po’ d’ acqua alla volta. Ma mentre loro continuano a scoraggiarlo, lui torna da loro, senza perdere tempo, e dice: “io faccio del mio meglio e questo, secondo me, è quello che ognuno di noi dovrebbe fare”. Tutti noi dovremmo sempre fare come il colibrì. Io posso sentirmi insignificante, ma di sicuro non voglio essere come gli altri animali della foresta, che guardano mentre il pianeta va in fumo. Io sarò un colibrì e farò del mio meglio.

http://www.ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/istituzioni/2011/09/26/visualizza_new.html_698431185.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Wangari_Maathai

http://www.greenbeltmovement.org/

La pace su Marte.

6 Dic
C'è vita su marte?

C'è vita su marte?

Se non tenessi così tanto alle mie scarpe, confesso che potrei lanciare un paio di infradito a Obama, magari in occasione della consegna del Nobel per la pace, prendendo esempio dal giornalista iracheno che l’anno scorso lanciò le sue scarpe a Bush (il mio dubbio all’epoca fu semplicemente come avrebbe fatto a recuperarle, non si scherza con le scarpe, perdincibacco!) mentre ai nostri amministratori pubblici nazionali potrei serenamente lanciare un calzino usato, molto usato, molto pulp. Barack Obama, dunque, per onorare il premio Nobel preventivo per la pace, ha deciso di spedire altri 30.000 (trentamila) soldati americani in Afghanistan, per la pace? Sì, per la pace, anche se non si sa se sia per la pace su Marte o su Saturno, comunque è per la pace. La giustificazione è stata questa: “Come comandante in campo, ho deciso di inviare altri 30mila soldati in Afghanistan nel vitale interesse della nostra nazione. (…) Sono convinto che la nostra sicurezza è a rischio in Afghanistan e Pakistan. Quello è l’epicentro dell’estremismo violento praticato da Al Qaeda. E’ da laggiù che noi siamo stati attaccati l’11 settembre ed da laggiù che, mentre parlo, nuovi attacchi vengono pianificati. Questo non è un pericolo immaginario, una minaccia ipotetica: nei mesi scorsi abbiamo catturato all’interno dei nostri confini dei terroristi inviati dalla regione di confine tra Afghanistan e Pakistan per compiere atti terroristici. (…) Gli americani sono stati vittime di attentati abominevoli provenienti dall’Afghanistan e sono tuttora il bersaglio di questi stessi estremisti che stanno complottando lungo il confine afgano. Abbandonare quell’area adesso significherebbe creare un rischio inaccettabile di nuovi attacchi contro il nostro paese e i nostri alleati”. Come giustamente fa notare Enrico Piovesana sul sito di PeaceReporter (vi consiglio di leggere tutto l’articolo) Obama ha usato le stesse argomentazioni che avrebbe usato Bush, la stessa propaganda, gli stessi concetti, nonostante nessuno abbia ancora dimostrato il collegamento tra gli attentati dell’11 settembre e l’Afghanistan. D’altra parte anche la pace su Marte ha le sue insondabili ragioni che noi terrestri non possiamo comprendere, è probabile che spedire 30mila soldati in una terra dove non esiste nemmeno il minimo rispetto del principio di uguaglianza tra i cittadini e il rispetto delle persone, sia utile alla pace dei marziani perché, diciamoci la verità, alla pace nel nostro mondo non fa molto bene. Anche noi italiani teniamo molto alla pace su Marte, quindi, abbiamo (hanno) deciso di spedire in Afghanistan altri mille soldati entro l’anno prossimo, in aggiunta ai 2.800 già presenti sul territorio, spendendo un bel po’ di soldi, considerato il fatto che nel 2009 si sono spesi oltre 500milioni di euro per la missione, in aggiunta ai 2,5 miliardi già usati dall’inizio dell’operazione di pace su Marte. Chissà se i marziani sanno che stiamo lavorando per loro?

(la foto di Marte l’ho presa da qui)

Il Nobel all’intenzione.

9 Ott

Il premio Nobel per la pace, è stato assegnato a Barack Obama «per i suoi sforzi straordinari nel rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli (…) la visione e gli sforzi di Obama per un mondo senza armi nucleari» inoltre «è stato riconosciuto soprattutto il valore delle sue dichiarazioni e degli impegni che ha assunto nei confronti della riduzione degli armamenti, della ripresa del negoziati in Medio Oriente e la volontà degli Stati Uniti di lavorare con gli organismi internazionali. Molto di rado una persona è stata capace di dare speranza in un mondo migliore e di catturare l’attenzione del mondo quanto è riuscito a Obama». In pratica, dal momento che, da quando Obama è stato eletto Presidente degli Stati Uniti, nel mondo ancora non è scoppiata la pace, e non si è nemmeno deciso cosa fare in Afghanistan, si tratta di un Nobel alle buone intenzioni e alle bellissime parole pronunciate quotidianamente dal Presidente. A me sembra un riconoscimento un po’ prematuro, comunque, contenti loro, contenti tutti, un Nobel non si nega a nessuno.

D’altra parte, anche recentemente Obama si è prodigato in favore della pace, rifiutandosi di ricevere il Dalai Lama, premio Nobel per la pace, per evitare di irritare la Cina, ufficialmente, in previsione di un accordo per limitare la minaccia nucleare proveniente dalla Corea del nord e dall’Iran, presumibilmente, anche per ragioni economiche (basta rileggere la dichiarazione di Hillary Clinton durante la sua visita in Cina). Nei processi di pace, si sa, le minoranze sono destinate a soccombere e a subire la pace altrui. Mi pare giusto ricordare che nel 2007 il Dalai Lama è stato ricevuto dal Presidente Bush.

Il Nobel per la pace dell’imperatore.

24 Set

Una delle ultime campagne di marketing del nostro capo/imperatore, amorevolmente chiamato Silvio I, prevede la sua candidatura al Nobel per la pace. In pratica, un gruppo di nostri connazionali ha, spontaneamente (SPONTANEAMENTE, capito? E nessuno ridacchi sotto le rughe o i baffi) deciso di proporre Silvio nostro come sommo rappresentante degli ideali di pace degni di essere riconosciuti da tutto il mondo, inginocchiatevi oh genti straniere! Sarebbe la prima volta dal 1907, quando il Nobel per la pace fu assegnato a Ernesto Teodoro Moneta, un signore che, effettivamente, qualche cosa per la pace l’ha fatta veramente, cliccate sul suo nome e verrete catapultati in un periodo storico nel quale si potevano ancora coltivare grandi ideali. Ora, il problema, per quanto mi riguarda non è tanto la candidatura del nostro che mi impedisce di sottoscrivere la proposta, quanto proprio la definizione “Nobel per la pace”, se i nostri amorevoli connazionali riescono a far istituire la categoria “Nobel per la pace dei sensi” io firmo anche trenta appelli a favore di Si’, e mi metto pure a cantare il suo inno “La pace può” : ”l’Abruzzo si risveglia incredulo, la neve e il sole che s’incontrano e la tua mano è qua. Siamo qui per te, cuore e anima, un Nobel di pace, Silvio grande è. Siamo qui per te, coro unanime, un’unica voce, Silvio Silvio grande è. C’è un presidente, sempre presente, che sempre ci accompagnerà” àààààààà.