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Vaffanculo.

31 Ott

L’aspetto affascinante delle batoste è che nessuno può prevedere la reazione di chi la riceve. Qualcuno si chiederà perché a me? e si darà una risposta, altri negheranno che sia mai successo, altri ancora resteranno ammutoliti per ore, altri penseranno che magari sarebbe dovuto capitare a chi scioglie i bambini nell’acido, altri piangeranno di rabbia, altri capiranno, altri rideranno, altri avranno crisi isteriche, altri si rassegneranno, altri invece faranno tutto questo, con l’aggiunta di una parola, una sola: vaffanculo. Vaffanculo alle cose superflue, alle persone superflue e a quelle moleste, ai pensieri inutili, alla buona educazione, all’ego, alle scuse, alle bassezze, alle illusioni. Ok, sono pronta. Vaffanculo.

La pazienza del bastone.

12 Mag

un-mazzo-di-fiori-molto-grossoIn questi giorni, grazie a una delle tante feste dedicate ai fiorai, il mondo ha celebrato la figura della “Mamma”. Fiumi di petali, fiumi di dolci (pure io ho preparato delle roselline di pasta sfoglia e mele, niente male) fiumi di parole, fiumi di volemose bbene, per ringraziare la persona più importante della nostra esistenza, quella che più di tutte ha influenzato la nostra psiche, nel bene e nel male. E allora, siamo tutti felici di festeggiare, insieme ai fiorai. Purtroppo, però, un po’ per colpa della mia tardonaggine, un po’ per le illuminazioni che ho avuto sulla via, a me qualche dubbio viene. Il dubbio che dietro i rapporti tra genitori e figli, i ruoli non siano poi così bene definiti, così nitidi, così lineari. La Festa della mamma, la Festa del Papà, ci mancherebbe, celebriamo chi ci ha dato la vita, d’altra parte mica vorremmo celebrare il Figlio, quell’essere egoista che non merita di essere ringraziato mai, perché lui è lì e il suo ruolo è quello di essere il bastone sul quale i genitori si appoggiano, quello di diventare, ad un certo punto della propria vita, il genitore/badante/infermiere/parafulmine di tristezze e paranoie,  24 ore su 24, dei propri genitori, altrimenti quale altra ragione giustificherebbe la sua esistenza? E chi se ne frega se quel figlio egoista sacrifica la propria esistenza per il bene altrui, nessuno se ne accorgerà mai, d’altra parte “io non ti ho mai limitato in nessuna cosa”.  Grazie. Prego.

Lettera a mio fratello.

5 Mar

61_Alba_senza_rumoreCaro Marco,
spero che il posto in cui ti trovi ora sia caldo e pieno di luce. Qui, fa freddo a giorni alterni, e non mi piace per niente, mi fa venire la malinconia ma fingo che non sia così. Se fossi qui, mi prenderesti in giro, e aprendo un pacco di patatine mi diresti «dai, mangia una scaglietta salata di sole, e non pensarci più». Se fossi qui. Se mai fossi stato qui. Se nella lotteria di questo strano mondo, fossero usciti anche i tuoi numeri, facendoti catapultare sulla mia strada, so che ti avrei voluto bene, sono sicura che ci saremmo sostenuti a vicenda, e non ci saremmo mai sentiti soli. Invece, quel giorno non doveva essere la tua giornata fortunata e i numeri proprio non sono usciti, chissà perché? D’altra parte, perché dovrei saperlo? Non so nemmeno perché scrivo questa lettera. Forse per informarti che sapere di te, della tua “quasi esistenza” ha rimesso in discussione alcune mie convinzioni, e mi ha anche fatto capire che, nella mia strana testa probabilmente bacata, è possibile sentire la mancanza di qualcuno che non è mai sceso sulla terra. Forse per dirti che ho avuto maledettamente bisogno di te. Forse per dirti che avrei ancora bisogno di te. Forse, semplicemente, per dirti che mi dispiace.

G.

 

(immagine da qui)

Arresoconto post-natalizio.

28 Dic

Anche questo Natale è passato senza che io, tra le varie leccornie cucinate dalle femmine del branco, riuscissi ad assaggiare almeno un pezzetto della mia coda, in modo da fare i paragoni con il resto dell’anno e scoprire se, effettivamente, a Natale anch’io sono più buona come tutti oppure ho sempre lo stesso sapore. Credo di essere stata più buona, d’altra parte, chi non lo sarebbe, dopo aver ingurgitato i fagottini di carciofi e un buon vino rosso in buona compagnia? Eppure, ci sono persone che non vengono addolcite nemmeno da questo, probabilmente perché non amano i fagottini e non ritengono molto piacevole la compagnia dei padroni di casa e, a quel punto, il gentile consiglio sarebbe quello di rimanere a casa ma, nell’immensa bontà natalizia, nessun padrone di casa osa dare quel tipo di utile consiglio, si tiene gli ospiti abbruttiti da una vita che, evidentemente, non li appaga e si volta dall’altra parte per parlare con il ragazzino che spiega cosa diavolo è l’I-Pod, con i fidanzati innamorati, con la giovane donna in carriera, con il giovanotto ambientalista, con la vivace signora che ha scoperto le meraviglie di internet a cinquant’anni e, tra le altre cose, impara a giocare a sette e mezzo. Nella mia immensa generosità, nella bisca familiare clandestina, ho pure perso il mio gruzzolo di 1 euro, se questa non è bontà natalizia, perdincibacco. Insomma, anche una vecchia giraffa può diventare più buona e, addirittura, molto buona davanti a due sorrisi sdentati che si fanno strada tra due guance paffute venute al mondo da pochi mesi ma, tant’è, Natale è passato e tutta quella bontà è ormai un ricordo lontano 😛

Anche questo è amore.

24 Set

Gianni guardava la piccola Guendalina scartare i regali e pensava che, in fondo, le cose non gli erano andate così male: aveva una bella casa, due figli che adorava, Gianluca e la piccola Guendalina, una moglie, Paola, della quale non sopportava nemmeno l’odore, un buon lavoro, amici e parenti acquisiti che, a volte, rallegravano la sua tavola e, spesso, approfittavano della sua generosità. Le cose non erano andate così male per lui, anche se quella non era la vita che aveva sognato e desiderato tanti anni prima, anche se quella non era la donna di cui si era follemente innamorato, anche se gli occhi di Paola non brillavano quando lo vedevano ma brillavano solo di lacrime quando aveva bisogno dei suoi soldi, quegli occhi non brillavano nemmeno dopo che avevano fatto l’amore, per abitudine e per non perdere l’esercizio, e Gianni aveva smesso di chiedersi cosa mai avrebbe dovuto fare per vederli illuminati, da tempo la cosa non lo interessava. Chissà, poi, se l’aveva mai amata. Erano cresciuti insieme, lui con la sua voglia di conoscere il mondo, lei con la sua voglia di stare attaccata al proprio microcosmo, molto micro, senza altri interessi all’infuori delle riviste di moda. Ma nemmeno questo lo interessava più, gli interessavano i suoi figli, soprattutto Gianluca che ormai era un adolescente e aveva bisogno di qualcuno che badasse a lui, considerata la distrazione della madre, ora più che mai interessata solo all’abbigliamento dell’ultima arrivata, e gli interessava avere una vita tranquilla, nient’altro. Non aveva più pensato a Laura, alla follia che si era impossessata di lui molti anni prima, qualche tempo prima della data delle sue nozze ma quel pomeriggio, in un programma televisivo, aveva visto una donna che le somigliava in modo incredibile e si era chiesto se il tempo avesse infierito su quel viso d’angelo oppure se l’avesse trattato con gentilezza. Eh, già, perché lei era bella, era bella come il sole, aveva una carriera come modella e, solo per un caso, quell’estate era arrivata nella sua piccola città per trascorrere le vacanze al mare con un’amica e si erano conosciuti proprio in spiaggia, sguardi, parole e amore folle, pazzo, incontrollabile. Lei era giovane, dolce, innamoratissima. Lui un trentenne bello, inquieto e insoddisfatto della propria vita. L’estate era finita presto ma non la follia, lei era tornata a Milano, lui la raggiungeva appena possibile e, praticamente, era accaduto ogni settimana, per tutto l’inverno, tutta la primavera, tutta l’estate successiva, fino ad un mese prima del matrimonio, quando qualcuno aveva raccontato ogni cosa alla sua futura sposa la quale, impassibile, aveva fatto di niente, com’era sua abitudine e la follia di un’estate era stata catalogata come un banalissimo errore. Un errore che la sorella di Gianni, Clelia, ricorda ancora con gli occhi umidi, perché lei era l’unica a sapere di quella storia fin dall’inizio, insieme alla sua bambina, Priscilla, alla quale lo zio Gianni commissionava la preparazione di fogli da lettera con le righe create dalla bambina, con le sue penne colorate e profumate. Clelia era l’unica persona con la quale Gianni si confidava, forse per via della sua storia matrimoniale piuttosto travagliata, l’unica che lo aveva accompagnato a scegliere l’abito per il matrimonio: “vuoi sapere una cosa, Clelia? La vuoi sapere”, “cosa?”,noi adesso stiamo camminando su questa strada, tu vedi le persone che passano, vero? Vedi le vetrine dei negozi, giusto? Io vedo lei, la vedo qui, davanti a me, lo capisci? La vedo, allungo la mano e la tocco, è qui davanti ai miei occhi e mi sorride, bella, con i suoi capelli sottili e biondi, innamorata”, “ma sei sicuro di quello che stai facendo?”, “ormai..è andata così” e, dopo essersi asciugato le lacrime era entrato insieme alla sorella nel negozio di abiti da sposa per scegliere l’abito giusto per le nozze.

Non aveva più pensato a Laura, ma quel pomeriggio, quella donna in tv gliel’aveva ricordata e la sera, durante la festa per il compleanno della piccola Guendalina, si era seduto accanto a Priscilla, ormai cresciuta e inquieta come e, forse, più di lui: “ricordi le tue penne colorate e profumate?”, “sì, certo!”, “che fine hanno fatto?”, “è passato tanto tempo, credo di averle buttate via…”, “hai fatto bene, è andata così”.