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STOP VIVISECTION.

6 Ago

Come ho scritto altre volte, sono contraria alla vivisezione, infatti, qui sul monte l’abbiamo bandita da tempo, poichè la riteniamo una pratica inutile e crudele. D’altra parte, gli esseri umani continuano ad usare farmaci strettamente studiati per loro e gli animali fanno altrettanto, solo in alcuni casi eccezionali è possibile un utilizzo dei farmaci destinati agli umani anche per la cura degli animali, l’ho potuto verificare personalmente, ma si tratta, appunto, di casi eccezionali.  Purtroppo, ancora nessun rappresentante del Monte è entrato a far parte delle Istituzioni europee, perciò non abbiamo potuto direttamente impedire che l’Unione Europea, nel 2010, emanasse la direttiva 2010/63/UE  “Sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici“. Si tratta di una direttiva che non elimina la vivisezione ma si limita a prevedere dei metodi tendenti a “migliorare il benessere degli animali utilizzati nelle procedure scientifiche rafforzando le norme minime per la loro tutela in linea con i più recenti studi scientifici“. Nelle considerazioni preliminari contenute nella direttiva, si legge, tra le altre cose: “oltre agli animali vertebrati, che comprendono i ciclostomi, è opportuno includere anche i cefalopodi nell’ambito di applicazione della presente direttiva, poiché è scientificamente dimostrato che possono provare dolore, sofferenza, angoscia e danno prolungato“, “la scelta dei metodi e delle specie da utilizzare ha conseguenze dirette sul numero di animali utilizzati e sul loro benessere. È opportuno pertanto che la scelta dei metodi assicuri la selezione del metodo in grado di fornire i risultati più soddisfacenti causando il minor dolore, sofferenza o angoscia possibile. I metodi selezionati dovrebbero usare il minor numero possibile di animali per fornire risultati affidabili e ricorrere all’uso di specie con la minore capacità di provare dolore, angoscia, sofferenza o danno prolungato, che siano ottimali per l’estrapolazione nelle specie bersaglio. I metodi scelti dovrebbero, per quanto possibile, evitare come punto finale la morte dovuta alle gravi sofferenze provate durante la fase precedente alla morte. Laddove possibile, dovrebbero essere sostituiti da punti finali più umanitari che usano i sintomi clinici per determinare la morte imminente e consentono di uccidere l’animale senza ulteriori sofferenze”.

In considerazione dello stato attuale delle conoscenze scientifiche, l’uso di primati non umani nelle procedure scientifiche è ancora necessario nella ricerca biomedica. Vista la loro prossimità genetica con l’essere umano e le loro competenze sociali altamente sviluppate, l’uso di primati non umani nelle procedure scientifiche solleva specifici problemi etici e pratici in termini di soddisfacimento delle loro esigenze comportamentali, ambientali e sociali in ambiente di laboratorio. Inoltre, l’uso di primati non umani è un tema molto sentito dall’opinione pubblica. Pertanto, l’uso di primati non umani dovrebbe essere autorizzato unicamente in settori biomedici fondamentali per gli esseri umani per i quali non sono ancoradisponibili altri metodi alternativi di sostituzione. Il loro uso dovrebbe essere autorizzato solo ai fini della ricerca di base, della conservazione delle rispettive specie di primati non umani o quando i lavori, compreso lo xenotrapianto, sono svolti in relazione ad affezioni umane potenzialmente letali o in relazione a casi che abbiano un sensibile impatto sulla vita quotidiana della persona, ossia affezioni debilitanti.

“Poiché gli antecedenti di animali randagi e selvatici delle specie domestiche non sono noti e la loro cattura e detenzione negli stabilimenti ne accresce l’angoscia, essi non dovrebbero di norma essere usati nelle procedure”.

Diciamo che la sola lettura della direttiva mette i brividi, dal momento che fa intuire a quali sofferenze siano sottoposti gli animali durante gli esperimenti ma anche nelle fasi precedenti e successive, fino alla morte. Sinceramente, mi pare ci siano ben pochi margini di miglioramento della qualità della vita di animali sezionati da vivi per i quali, addirittura, la stessa anestesia potrebbe essere dolorosa o avere conseguenze dannose, come afferma la stessa direttiva.

Pare, comunque, che la filosofia del Monte sia condivisa anche da altri abitanti europei, infatti è nata l’iniziativa STOP VIVISECTION con l’obiettivo di abrogare la direttiva 2010/63/UE: è necessario raggiungere 1 milione di firme entro il 21 giugno 2010. Se siete interessati, qua sotto vi lascio tutti i riferimenti per sapere come attivarvi, sia come cittadini sia come comitato.

Il sito STOP VIVISECTION: http://www.stopvivisection.eu/it;

Direttiva 2010 vivisezione .