“A woman who cuts her hair is about to change her life“, e se lo dice Coco Chanel, chi siamo noi per contraddirla?
Un giorno d’inverno dell’anno del Signore 2020, ho attraversato il sentiero che conduce alla bottega dell’acconciatrice di chiome e lì, dopo aver preso posto su una comoda roccia ricoperta di morbido muschio, ho detto alla mia acconciatrice “taglia”.
“Tagliamo due dita, come al solito?” (le acconciatrici non usano le nostre unità di misura, due centimetri sarebbe stato troppo banale) “no, taglia”, “tre dita?”, “no, taglia, taglia”, “ma sei sicura?”, “sicurissima” e, come tutte le acconciatrici e acconciatori con il dna di Edward mani di forbice, ha entusiasticamente tagliato.
Dopo circa un mese, hanno iniziato a sciogliersi i ghiacciai, è arrivata una pandemia, un lockdown durato circa due mesi, il mondo si è rivoltato, il polo nord si è trasferito al sud. Roba che, al confronto, le sette piaghe d’Egitto sembrano una soap-opera.
Da quel momento in poi, anche il mio piccolo mondo ha iniziato a rivoltarsi, come se fosse stato attraversato da uno tsunami, da nord a sud, da est a ovest, in modo totalmente imprevisto e con modalità sorprendenti e talvolta inquietanti.
Mi sarebbe bastato anche meno ma, in questi anni, ho imparato che l’unico modo per non soccombere completamente davanti ad uno tsunami, è quello di non opporre resistenza, provare a navigare tra i flutti, anche se non si è mai stati marinai.
Anche se si ha in dotazione solo una barchetta di carta.
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