Non so né come né perché abbia scritto una favola per bambini, non avendone nemmeno in giro per casa. Forse per divertimento, forse per mandar via la malinconia, forse solo perché doveva essere scritta. È rimasta nel cassetto per un bel po’ di tempo, ora le è venuta voglia di uscire, mi ha detto “senti, bella, fammi uscire da questo bugigattolo! Magari qualche bambino, leggendomi, si divertirà o scaccerà via la malinconia o guarderà il mondo da un’altra prospettiva, proviamo!”. Mi ha chiesto di uscire e così ho esaudito il suo desiderio. Se la sua lettura sarà lieve a qualcuno, ne sarà felice, altrimenti “non ci dovete rimproverare se vana e sciocca sembrò la storia; ne andrà dissolta ogni memoria, come di nebbia se il sole appare, se ci accordate vostra clemenza, Gentile pubblico, faremo ammenda“.
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Giraffa e il Bosco incantato delle Sette Cascate – I Puntata. Ogni riferimento a fatti realmente accaduti, a giraffe e a cinghiali esistenti è puramente casuale … CHE CI FA UNA GIRAFFA DENTRO UN BOSCO? Il mio nome è Giraffa Da Moltolontano, sono nata in Africa ma da tanti, tanti anni, vivo nel Bosco incantato delle Sette Cascate, un luogo magico, dove si parla un linguaggio segreto e si mangiano insalate di sole e germogli, dove ogni cosa trova il suo posto e gli abitanti sono felici. Vivo qui, insieme alla mia famiglia e a tanti amici, e sono una giraffa, avete presenti quegli animali con le zampe lunghe, il collo ancora più lungo, il mantello giallo con grandi chiazze marroni, con le corna pelose e la lunga lingua blu? Quelli che vivono nella savana africana, in mezzo ai leoni e alle gazzelle? Ecco, sono proprio una di loro. A questo punto, vi starete chiedendo, «ma che ci fa una giraffa africana nel Bosco incantato delle Sette Cascate?». Eh, si tratta di una storia lunga e avventurosa, non voglio mica annoiarvi… Come dite? Volete conoscerla ugualmente? Ah, be’, allora, se è così… Se proprio insistete… Prendete pure posto all’ombra della Grande Quercia, tra il ruscello e le violette, vi offro un bicchiere di rugiada e vi racconto la mia storia! IL VIAGGIO Sono nata nella terra più antica del mondo, dove gli spazi non hanno fine e il cielo sembra più grande che in tutti gli altri continenti, dove il sole viene a riposare, dove ogni cosa è iniziata. Quella terra è l’Africa e lì ho vissuto per gran parte della mia infanzia, fino al giorno in cui qualcuno decise di farmi traslocare, senza chiedermi se fossi d’accordo. In Africa, vivevo con la mia grande famiglia, composta da mio padre, mia madre, i miei due fratelli, e tutti i cugini, gli zii, le zie, i nonni, e tantissimi amici. I miei vicini di casa erano i leoni, le gazzelle, i grandi gnu, le zebre, gli elefanti e trascorrevo le giornate a scrutare l’orizzonte con gli adulti della famiglia. A dire la verità, non capivo per quale motivo dovessimo stare lì a guardare quel benedetto orizzonte ma mio padre, che è sempre stato un tipo di poche parole, mi diceva, «è il nostro compito, la nostra famiglia vive su questa terra da milioni di anni, siamo le sue sentinelle. Un giorno capirai». In effetti, aveva ragione lui, un giorno avrei capito. La vita trascorreva tranquillamente, fino a quando una mattina arrivarono un gruppo di umani, sopra delle scatole con le ruote, enormi, che noi non avevamo mai visto. Eravamo abituati alle visite degli uomini, si avvicinavano a noi e ci guardavano, non erano molesti, forse un po’ insistenti e noiosi ma, fino ad allora, nessuno ci aveva mai fatto del male. Però, quella mattina, c’era qualcosa di strano, erano in troppi e le loro scatole troppo grandi. Iniziai a preoccuparmi quando mio padre e mia madre, che li videro arrivare quando ancora erano lontani, si strinsero a noi, per proteggerci,così fecero anche gli altri adulti della mia famiglia. Le giraffe sono creature calme e pacifiche ma quando si tratta di difendere i propri piccoli mostrano tutto il loro lato selvaggio. Mia madre mi strinse forte e guardandomi negli occhi, con uno sguardo serio e dolce, al tempo stesso, mi diede un piccolo dono, era un sacchetto di vento preparato da lei, con dentro un piccolo raggio di sole! Disse soltanto «nascondilo e tienilo sempre con te». In quel momento, un uomo puntò un fucile nella nostra direzione e poi, purtroppo o per fortuna, non ricordo più nulla, solo il grande sole che mi abbagliava. Mi risvegliai dentro una enorme scatola di metallo che si muoveva, ero con mia madre, mio padre, i miei fratelli e due cugini. Ebbi molta paura, iniziai a scalpitare, ma tutti noi eravamo molto spaventati, noi eravamo abituati agli spazi sterminati e alla luce, per mille soli d’oriente! Ci trasportavano chissà dove. Il viaggio durò tanti giorni, non so quanti, spesso dormivo, ma sembrava non finire mai. Ricordo mio padre che ci diceva: «noi apparteniamo al glorioso popolo delle giraffe, forte e coraggioso, non dimenticatelo mai». Gli altri ricordi sono avvolti nella nebbia e nel silenzio, dormivo e basta. Fino a quando, un giorno, sentimmo, fuori dalla scatola metallica, dei rumori e delle urla umane … (continua).
Finalmente hai deciso di raccontarci la tua vera storia, cara Giraffa!
Credo che i bambini possano restare incantati dalla tua prosa affabulante. E per chi è grandicello è un piacere e un ottimo esercizio lasciarsi ugualmente incantare.
Attendo gli sviluppi, ciao!
Eh, caro Franz, è giunto il momento, segreti segretissimi saranno svelati! Sei gentile, come sempre 🙂 A presto!