Quando i nonni se ne vanno, portano via con sè un pezzo della nostra infanzia. Anche se, una volta diventati adulti, li abbiamo frequentati, ascoltati, abbracciati, coccolati, loro sono la nostra infanzia. Sono, e saranno sempre, in quella casa con le piastrelle colorate, in quella poltrona accanto al camino, dove a noi veniva riservato il posto più vicino al fuoco, perchè eravamo bimbi freddolosi, in quelle domande amorevolmente assillanti “vuoi qualcosa da mangiare?” “dai, mangia” “ti preparo qualcosa”, in quel corridoio dove ti accoglievano a braccia aperte. Sono lì, nel congelatore della vita, dove tutto esiste ancora, anche se non lo vediamo più. Ciao nonna.
😐
Bella e malinconica .. grazie Cavaliere 🙂
Sol chi non lascia eredità d’affetti poca gioia ha dell’urna, dice il poeta, e probabilmente si tratta di un ‘iperbole poetica perchè l’urna regala poca gioia sia a chi va che a chi resta. La morte è sempre una dura prova. Chi se ne va può trovare un aldilà caldo e accogliente (se esiste qualcosa dopo la morte può solo essere Paradiso per tutti) o un Nulla magari anche più accogliente. È chi rimane che capisce tante cose impreviste su chi non c’è più e anche su se stesso. Chi se ne va, a volte, ci lascia più cose di quante apparentemente ne porti via.
È vero, chi rimane capisce tante cose impreviste su chi non c’è più e anche su se stesso. Forse perché la morte, come la vita, è una maestra piuttosto severa e, se vogliamo dare un senso a tutto ciò, forse gli insegnamenti che ci danno entrambe, possono servire a renderci migliori, forse.