Dovete isolare le spinte estremiste.

1 Mar

Per riportare l’attenzione su un’opera tanto inutile quanto distruttiva come qualla del TAV (Treno ad Alta Velocità che dovrebbe coprire, per ora, la tratta Lione – Torino) deve necessariamente capitare la tragedia umana, o quasi, qualcuno deve andare in coma, qualcuno deve lanciare un sasso, una molotov, una bottiglia rotta, un insulto grave sugli agenti della polizia, altrimenti, la distruzione di un territorio, del suo ambiente e della sua economia, da sola, non fa notizia. E, ovviamente, l’episodio “forte” è sempre un’ottima scusa per concentrare l’attenzione sugli “estremisti”, come Luca Abbà, l’uomo caduto dal traliccio dell’alta tensione sul quale si era arrampicato per manifestare, ancora una volta, contro la realizzazione della TAV. Il solito estremista, eh già. Peccato, che a quell’estremista verranno espropriati i terreni sui quali svolge la propria attività di agricoltore ma, tant’è, Luca Abbà, in nome di poteri tanto forti quanto ottusi, si dovrà pur fare una ragione e trovare un altro lavoro, senza garanzie, sia chiaro, perché in tempi di crisi non è che il governo può dare troppe tutele, tutt’al più può piangere per lui e per la sua triste sorte. Il problema, quindi, è isolare le spinte estremiste, possibilmente, fa cadere il silenzio su tutta la faccenda e sventrarla una buona volta quella montagna, e che sarà mai?

Sarà, riprendendo alcune delle 150 ragioni brevi ragioni tecniche contro il TAV in Val di Susa, questo:

– il TAV è un’opera inutile per una serie di motivi:
– al traforo del Frejus, il traffico merci della ferrovia esistente è sceso nel 2009 a 2,4 milioni di tonnellate

 Si tratta di poco più di un decimo del traffico di 20 MT che erano previsti all’orizzonte del 2010, dalla dichiarazione di Modane dei ministri dei trasporti italiano e francese.
L’insieme del traffico merci dei due tunnel autostradali del Frejus e del Monte Bianco è sceso nel 2009 a 18 MT, come nel 1988, cioè 22 anni fa (…) non c’è ragione di costruire delle nuove infrastrutture.

–  A fronte della inconsistenza delle motivazioni, vi è l’insostenibilità del costo: per la parte comune italo-francese, che comprende il tunnel di base, il dossier presentato alla Unione Europea nel 2007, che rappresenta ancora il documento più attendibile essendo stato firmato dai due ministri competenti, preventiva, al gennaio 2006, il costo di 13,950 miliardi di euro correnti, comprensivi cioè degli oneri finanziari che si formano durante l’arco dei lavori, considerando che prima che l’opera sia finita decorrono gli interessi sulle parti già costruite.
Per la tratta italiana sino al raccordo con Torino, per cui non esiste il confronto con dati ufficiali più recenti, il costo in euro correnti ricavabile dal dossier presentato alla Unione Europea è di 5 miliardi, in valuta del gennaio 2006. A questi vanno sommati gli 0,8 miliardi di euro di opere tecnologiche.  Il totale dei costi a carico dell’Italia per la Torino-Lione sarebbe di almeno 17 miliardi di euro.
Le merci della nuova Torino-Lione non possono attraversare le gallerie del nodo di Torino, perché le normative di sicurezza impediscono il passaggio contemporaneo di passeggeri e merci nelle gallerie che passano sotto la città. Pertanto sarà necessaria la costruzione di una “Gronda merci” a Nord e Nord-Ovest della città.
I fondi necessari per la Torino Lione sono direttamente sottratti ad altri interventi.

Già con i primissimi finanziamenti necessari al tunnel geognostico di Chiomonte si è cominciato a prelevare dai fondi che erano già destinati ad altri capitoli di spesa: in questo caso all’ art. 6 del DL 112/2008, che assegnava risorse alla messa in sicurezza delle scuole, alle opere di risanamento ambientale e all’innovazione tecnologica.

L’economista Marco Ponti, insieme ad altri, ha calcolato che sulla base dei soli preventivi esistenti, la Torino-Lione costerà 1300 euro per ogni famiglia media italiana di quattro persone.
Le due perizie più autorevoli fatte sulla Torino-Lione sono quella commissionata dal Ministro dei Trasporti francese a Christian Brossier ed ad altri due esperti del Conseil Général des Ponts et Chaussées, e resa pubblica a maggio 1998. Vi è poi quella del cosiddetto “audit” sui grandi progetti ferroviari, commissionato dal Governo francese al Conseil Général des Ponts et Chaussées, presentata a maggio del 2003: entrambe hanno stroncato decisamente il progetto. In Italia non è mai stata fatta una analoga verifica.
Il rapporto Brossier dice che “occorre attendere l’evoluzione del contesto internazionale e particolarmente in Svizzera ed Austria, prima di intraprendere un nuovo traforo sotto le Alpi”; che il nuovo tunnel per il TGV e l’autostrada ferroviaria sulla Torino-Lione “non sono una priorità”, e che “conviene intervenire sulla linea esistente”.
Marco Ponti, professore di Economia dei Trasporti al Politecnico di Milano, Marco Boitani, professore di Economia Politica all’Università di Milano e Francesco Ramella, ingegnere di trasporti, tutti e tre importanti articolisti su giornali economici come “Il Sole 24 Ore”, hanno pubblicato nel 2007 un lungo saggio dal titolo “Le ragioni liberali del No alla Torino-Lione”, che sottolinea “la inesistenza di una domanda passeggeri merci tale da giustificare questa linea”. Per Marco Ponti, che è stato il primo, nel 2005, a calcolare il preventivo per la nuova linea in 17 miliardi di euro di allora, “questo progetto non andava neppure presentato“. Se lo si fosse ascoltato, l’Italia avrebbe già risparmiato spese per mezzo miliardo di euro.
Una ricerca svolta all’Università di Siena da M. Federici e continuata da M.V. Chester e A. Horvarth sottolinea che “Il trasporto ferroviario è peggiore del trasporto stradale per le emissioni di CO2, particolato ed SOx, mentre sono confrontabili i valori di altre specie gassose. Il TAV mostra valori sistematicamente peggiori del trasporto ferroviario classico e la causa è da ricercarsi nella eccessiva infrastrutturazione del TAV e nella eccessiva potenza dei treni: un TAV emette il 26% di CO2 in più rispetto ad un treno classico ed il 270% in più rispetto ad un camion. Quindi da un punto di vista energetico ambientale il trasferimento delle merci dalla gomma al TAV non trova nessuna giustificazione. Questi risultati, relativi al tratto Bologna-Firenze, sono assolutamente applicabili anche al progetto della Val di Susa, in entrambi i casi si tratta di opere assolutamente sproporzionate ed ingiustificate rispetto al carico di trasporto che possono avere”.
La Valle di Susa ospita già la linea ferroviaria internazionale del Frejus il cui binario di salita è stato terminato solo nel 1984 e su cui, da sempre, si susseguono lavori di ampliamento ed ammodernamento, per mantenerla ai massimi livelli di efficienza. Sino al 2000 è stata la seconda ferrovia come volume di traffico con l’estero, poi ha cominciato a calare ed a perdere posizioni. I lavori effettuati tra il 2002 ed il dicembre 2010 l’hanno riportata ai migliori livelli di funzionalità tra i tunnel ferroviari esistenti, ma nella tratta alpina è stata utilizzata negli ultimi tre anni mediamente per meno di un quarto della sua capacità. Sembra ovvio che prima di costruire nuove infrastrutture si debba dimostrare di saper sfruttare quelle esistenti.
La procedura di VIA è stata snaturata sopprimendo il decreto di compatibilità ambientale da parte del Ministero dell’ Ambiente e del Ministero dei Beni Culturali ed affidando la istruttoria al Ministero delle Infrastrutture. Si tratta di procedure illegittime che violano le disposizioni di legge nazionali e le direttive comunitarie, perché il CIPE, che ora decide la compatibilità ambientale, è un organo tecnico economico molto allargato che decide a maggioranza e che, in campo ambientale, non ha né prevalenti interessi né prevalenti competenze. Non c’è più corrispondenza tra la legge applicata e quella che ha recepito le direttive dell’Unione Europea: di fatto non c’è più la garanzia di tutela ambientale tutelata dall’Unione Europea.
Il progetto della Torino-Lione è stato presentato a pezzi e per la procedura di VIA questo è illegittimo, perché impedisce di valutare l’insieme degli impatti dell’opera finale. A maggio 2010 è stato presentato il tunnel geognostico, che poi si è ammesso che sarà parte dell’opera principale;

I cantieri danneggiano gravemente la salute degli abitanti: lo stesso studio di VIA presentato da LTF calcola un incremento del 10% nell’incidenza di malattie respiratorie e cardiovascolari a causa dei livelli di polveri sottili prodotte dai cantieri. In base alle statistiche attuali questo aumento corrisponde a 20 morti in più all’anno.
La gravità della sottrazione di risorse idriche è proporzionale alla quota bassa a cui si effettua l’opera: sotto questo aspetto la nostra situazione è nettamente peggiore che nel Mugello. Là furono riscontrati dissesti sino a 3300 metri per lato (erano previsti solo per 3-400 metri a lato) qui, l’imponenza dello scavo fa presumere un impatto di dimensioni ora non prevedibili.
La valle resiste da oltre 20 anni perché vi è una opposizione consapevole: perché ha esperienza di cosa significhino grandi opere e perché da sempre vive accanto ai trasporti e ne conosce i problemi reali. Infine perchè si è formata una diffusa conoscenza dei progetti che vengono presentati. Negli ultimi 10 anni ci sono state una decina di grandi manifestazioni con la partecipazione, ogni volta, di almeno 30.000 persone ed una raccolta di 32.000 firme realizzata in poco più di un mese. Nell’anno 2010 si può fare il confronto tra le 30.000 persone che a gennaio hanno sfilato a 3 gradi sotto zero, ed i 320 voti presi dal candidato Si Tav alle elezioni regionali dello stesso anno.

Lo Stato italiano non ha mai ascoltato e continua a non voler ascoltare le ragioni dei cittadini (e ricordiamoci anche dei partiti sostenitori dell’opera, tutti uniti PDL, PD, UDC) e allora, chi sono gli estremisti?

Sul sito NO TAV Torino trovate informazioni molto dettagliate sul progetto e sulle manifestazioni, troverete anche un appello da inviare al Capo del Governo Monti, da sottoscrivere in tanti!

2 Risposte a “Dovete isolare le spinte estremiste.”

  1. Franz 1 marzo 2012 a 1:28 PM #

    Come sempre giustamente in prima linea, cara Giraffa, in una causa di giustizia, soprattutto di queste dimensioni.
    Diffondere informazione in Rete (ma possibilmente anche nella vita di tutti i giorni) è un atto politico che questa volta può avere una valenza straordinaria, come e forse ancor più che nella vittoriosa battaglia referendaria dell’anno scorso.
    L’arroccamento della casta partitica e dell’informazione di regime intorno a questa follia innalza inevitabilmente la posta in gioco: quando la maggioranza della popolazione si sarà resa conto del loro gioco sporco, la casta ne uscirà squalificata, probabilmente in maniera definitiva.
    Sono le conclusioni a cui giunge anche Beppe Grillo, in diversi post fra cui quello, efficacissimo, pubblicato ieri (
    vedi qui
    ).

    Consideriamola una grande benché difficile occasione, e prepariamoci a schierarci con intelligenza e coraggio.

    • lagiraffa 1 marzo 2012 a 7:13 PM #

      Caro Franz, per me, e so che mi capirai perchè anche tu sei sempre in prima linea, è una questione di vita, la nostra vita. Non è possibile che in un Paese democratico accadano cose del genere senza che la gente reagisca, ognuno, nel proprio piccolo e piccolissimo come questo monte, può fare qualcosa. Prepariamoci e stiamo uniti!

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